Con il corpo a Bruxelles ma con la mente in Italia. Beppe Grillo vola in Europa per incontrare il numero uno dell’Ukip, Nigel Farage, e trovare un accordo tra movimenti anti-Ue. Tuttavia, il fondatore di M5S non può ignorare lo scontro interno scoppiato in Parlamento tra gruppi di eletti. Dopo il flop al voto, una dozzina di deputati dissidenti pretende la resa dei conti e l’avvio di un processo interno. Alcuni attaccano il capo, altri vorrebbero un suo passo indietro. Il malcontento cresce. Allora lui reagisce dal blog: «Sono dei miracolati della politica». Currò, dopo aver chiesto martedì le dimissioni dell’ex comico, replica a stretto giro: «Non mi sento un miracolato, ho solo criticato. Del resto è stato Grillo a dire che avrebbe lasciato in caso di mancata vittoria». Il leader, intanto, cambia idea anche sull’esito del voto. Lunedì, nel video del maalox, aveva detto: «Siamo andati oltre la sconfitta». Adesso ci ripensa: «La nostra affermazione è stata trasformata in una sconfitta storica, una Caporetto, una Waterloo - scrive sul Web -. Invece siamo la prima forza di opposizione in Italia, in attesa di andare al governo». Poi una nuova offensiva rivolta alla stampa e ai partiti: «La maggioranza relativa degli italiani che hanno tra 18 e 29 anni vota M5S. È solo una questione di tempo. Tutto cambierà. E ai partiti e ai loro media asserviti non resterà che piangere». Intanto, lo scenario che si presenta a Montecitorio è ben diverso. La mattinata inizia con una dura ramanzina Di Maio ai "ribelli" Currò e Rizzetto che va in scena nel cortile interno della Camera: «Basta parlare alla stampa solo per attaccarci. Dovete smetterla, altrimenti andate via». Il clima è pessimo. Nel mirino di molti parlamentari grillini è finito anche Alessandro Di Battista, "colpevole" di aver commentato in modo drammatico il risultato elettorale. «Ma come ti viene in mente di dire che abbiamo straperso o di raccontare che hai fumato 30 sigarette? Cerca di darti una regolata…», è il messaggio che gli è stato fatto recapitare dagli uomini più vicini a Grillo e a Casaleggio. La tensione sale col trascorrere delle ore. Fino a esplodere nel corso dell’assemblea notturna dei deputati. «Stiamo prendendo una deriva "forzaitalista" con i soliti volti che vanno in tv», fa notare più di qualcuno. In molti, inoltre, non soltanto all’interno della cerchia dei dissidenti, non gradiscono l’ipotesi di un accordo con gli euroscettici inglesi: «Sono radicali, estremisti. Hanno le stesse posizioni della Lega. Noi non c’entriamo nulla con loro».