mercoledì 12 ottobre 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
«Mi sembra il modo migliore di rispondere all’ondata di antipolitica che ha trovato oggi - ieri, ndr - in Della Valle il suo pic­co. A Todi si incontrano cattolici che, pur provenendo da esperienze diverse, si mettono insieme per aiutare il Pae­se. Suonano la sveglia a noi, ma anche a tanti altri settori della società civile che spesso si perdono in interessi par­ticolaristici e non riescono a trovare unità su nulla». Il de­putato del Pdl e vicepresidente della Camera Maurizio Lupi sembra quasi sollevato dall’iniziativa dell’associa­zionismo cattolico. «L’unica tentazione che dobbiamo ri­fuggire noi politici è metterci le mani sopra. Siamo di fron­te ad un momento di elaborazione libera per il bene di tut­ti, stiamone alla larga e ne trarremo beneficio...». A suo avviso quale è il significato più profondo dell’ini­ziativa? Mette ordine nel rapporto tra società civile e politica. È la politica al servizio dei corpi sociali, e non viceversa. Sono le associazioni che ci danno linfa, idee e persone, non può essere la politica a fagocitare tutto. Un principio che spes­so si perde nella pratica, e che invece qui viene ristabilito in modo chiaro.Cosa si aspetta? Un appello forte perché insieme si rimetta al centro la persona in modo concreto e non fittizio, realizzando sul terreno i principi di so­lidarietà e sussidiarietà che sono inscritti nel­la Dottrina sociale della Chiesa. Il nostro Pae­se ha nelle persone in carne e ossa la sua più grande ri­sorsa, e spesso lo si dimentica. Ma c’è davvero spazio per il contributo dei cattolici in un sistema-Paese così lacerato? Il cardinale Bagnasco ha indicato una grande emergenza morale, che si traduce in una profonda emergenza edu­cativa. E qui i credenti sono essenziali per radunare le mi­gliori forze della società. E sul terreno stretto della politica? Io personalmente non vedo spazi per un partito dei cat­tolici, mi sembra fuori dal tempo. Credo invece che i cre­denti debbano lanciare una sfida insieme ai non creden­ti e ai rappresentanti di altre culture politiche per ridare dignità alla politica e trovare un terreno condiviso di va­lori. A cominciare dalla famiglia. Come politico cattolico in questo momento si sente più giudicato o sostenuto dal fermento del mondo associa­tivo? Nella crisi attuale è per me un sollievo che la società tor­ni a parlare: aiuta la politica a recuperare la dimensione dell’ascolto. Però non nego che mi sento anche giudica­to, come è giusto che sia: è sempre necessario rimettersi in discussione.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: