L’infettivologa Paola Nasta - .
Agli Spedali Civili di Brescia un il gruppo di studio sta analizzando le segnalazioni di “eventi avversi” emersi nella campagna vaccinale degli operatori sanitari. L’infettivologa Paola Nasta spiega perché.
I vaccini che stiamo usando sono sicuri?
La sicurezza dei vaccini disponibili sul mercato è accertata; l’efficacia è ottima, anche contro la variante inglese; semmai, le dosi a disposizione in Italia non sono ancora sufficienti. Al contrario, sarebbe molto utile garantire un’immunità di gregge, almeno parziale, in vista delle possibili nuove varianti che il virus, verosimilmente, metterà in campo nei prossimi mesi.
Perché state studiando gli effetti collaterali dei vaccini?
I vaccini basati sulla tecnologia dell’Rna messaggero (Pfizer e Moderna) sono estremamente reattogeni (sono in grado, cioè, di provocare una potente risposta del sistema immunitario) pertanto molto efficaci, ma esprimono anche parecchi effetti collate- rali. I soggetti che avevano già avuto il Covid non sono stati inclusi nei trial registrativi né per questi vaccini né per quelli a vettori con adenovirus (Sputnik, AstraZeneca). Sono già disponibili studi pubblicati che dimostrano come gli effetti collaterali dopo la prima e, soprattutto, dopo la seconda dose di vaccino nei soggetti che avevano avuto la malattia sono stati più frequenti, più duraturi e più intensi rispetto a quelli percepiti dai non immuni tanto da dover richiedere l’uso di farmaci.
Avete avuto episodi anche a Brescia?
La storia di un’assistente sanitaria, che chiameremo A , che a marzo 2020 si è ammalata, è una delle tante che fa riflettere. A. ha avuto una sintomatologia soprattutto neurologica con polinevriti, mialgie e riduzione della forza, tanto da costringerla, dopo il ricovero, a rimanere a casa per settimane e, una volta rientrata, a ridurre l’orario di lavoro. Dopo la prima dose di vaccino A., che aveva già un numero elevato di anticorpi, ha sviluppato una sintomatologia molto simile a quella della malattia di marzo. Dopo 4 giorni le è stato suggerito di assumere cortisone per ridurre l’effetto infiammatorio riscatenato dal vaccino. Ora la attende la seconda dose. Il titolo anticorpale è molto elevato e giustamente A. si chiede se sia utile e sicuro eseguire subito la seconda dose.
Una dose sola basterebbe?
Sono stati di recente pubblicati i dati che dimostrano come un’unica dose di vaccino sia sufficiente nelle persone con immunità acquisita dalla malattia naturale.
Cosa dice la scienza su questi casi?
Presso l’Asst Spedali Civili di Brescia, il gruppo di studio per la Medicina di genere ha pensato di analizzare le segnalazioni di eventi avversi fatte al servizio di farmacovigilanza emersi durante la campagna vaccinale degli operatori sanitari dell’azienda proprio per definire le variabili coinvolte nella maggior rischio di segnalazione di eventi avversi post-vaccinazione. La letteratura scientifica mette in evidenza come la notevole eterogeneità delle manifestazioni cliniche e della severità sia della malattia che delle sequele di Covid, potrebbe dipendere dalla reazione immunitaria individuale oltre che dalle caratterisctiche del virus. Quando il sistema immunitario viene stimolato in modo violento per fattori correlati al paziente ed alle caratteristiche del virus che lo ha colpito la malattia è più grave e le sequele più durature. Alcune persone dopo il Covid hanno sviluppato una chronic fatigue syndrome (Cfs) e la risposta infiammatoria troppo violenta è senza dubbio implicata. Nei soggetti che hanno già molti anticorpi la stimolazione di vaccini troppo reattogeni (quelli basati su Rna messaggero) potrebbe provocare effetti collaterali tali da dovere essere gestiti con l’uso di cortisone.
Cosa sarà di A?
Le risposte sono state discordanti: alcuni vaccinologi ritengono che sia indispensabile finire il ciclo vaccinale, i clinici sono più cauti e consigliano di ritardare la seconda dose; del resto, non vi sono controindicazioni a ritardare e tra malattia naturale e prima dose di vaccino A. ha ricevuto un’adeguata stimolazione del sistema immunitario, senza considerare che il virus, al momento, circola molto nell’ambiente ed un booster naturale è ancora verosimile.
Va rivista la strategia vaccinale?
Ormai molti esponenti della comunità scientifica sostengono l’opportunità di ritardare la vaccinazione nei soggetti che hanno già avuto il Covid e sono già disponibili evidenze scientifiche sulla sufficienza di una sola dose per garantire una “patente” di immunità. Pertanto potrebbe essere una strategia utile consigliare ai soggetti che hanno avuto una diagnosi di Covid di accedere al vaccino più tardi.