Carabinieri sul luogo della strage di Licata dove un bambino e un ragazzo sono stati assassinati dallo zio - Ansa
"La tragedia di Licata costituisce l'ennesima sconfitta di una cultura — la nostra — sempre più disorientata e sempre meno capace di gestire le emozioni e le tensioni che turbano l'esistenza personale e interpersonale. Esige una inderogabile presa di coscienza, individuale e comunitaria, sul valore della persona umana, soprattutto se innocente e indifesa, e sull'importanza della cura delle relazioni, al di là di ogni ferita e di ogni offesa". Con queste parole l'arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, ha commentato la strage di Licata, comune in provincia di Agrigento dove A. T., un uomo di 48 anni, ha sterminato, con una pistola, per motivi economici, il fratello D., di 45 anni, la cognata, il nipotino di 11 anni e suo fratello di 15.
L'assassino avrebbe ucciso il fratello fuori casa e cercato le altre vittime stanza per stanza. Dopo essere fuggito l'uomo si è, poi, sparato un colpo in testa, mentre stava parlando al telefono con i carabinieri, che tentavano di convincerlo a costituirsi. Quando lo hanno rintracciato gli investigatori pensavano che l'uomo fosse morto, ma i sanitari dell'ambulanza si sono accorti che respirava ancora e l'hanno trasferito in eliambulanza nell'ospedale di Caltanissetta dove i medici hanno tentato inutilmente di rianimarlo.
Secondo l'arcivescovo la tragedia: "Chiama in causa tutti noi, nella responsabilità condivisa in merito alla promozione della cultura della vita e alla testimonianza del vangelo dell'amore e del perdono. Profondamente addolorato per quanto accaduto, assicuro la mia preghiera per le vittime ed esprimo la mia vicinanza e il mio cordoglio alla famiglia e all'intera città di Licata".
L'omicida era andato, alle prime luci del mattino, in contrada Safarello, dove si trova la casa di campagna del fratello. Nella stessa località ci sono dei terreni, che il padre dei due fratelli aveva lasciato loro in eredità, tutti coltivati a primizie di carciofi. Tra i due fratelli, secondo la ricostruzione dei carabinieri, sarebbe scoppiata una lite violenta, l'ennesima, sulla spartizione delle aree coltivate.
Una parente stretta delle vittime ha spiegato che: "Tra i due fratelli c'erano frizioni da parecchio tempo. Prima abitavano nello stesso palazzo, ma litigavano in continuazione per la divisione di alcune proprietà agricole. Alla fine la moglie del fratello ucciso ha deciso di andare a vivere in campagna, pur di non avere nulla a che fare con quel pazzo".
L'assassino aveva in casa un fucile da caccia e tre pistole e le armi erano tutte a norma di legge, regolate dal porto d'armi. L'uomo aveva ottenuto la licenza dal commissariato di Licata.
Anche il parroco di Licata, padre Totino Licata, della chiesa San Giuseppe Maria Tomasi, che si trova a pochi passi dal luogo dove l'assassino si è suicidato, ha parlato della strage. "Serve il dialogo, ma, soprattutto, è necessaria tanta cultura nuova per realizzare un colloquio, comprendersi e volersi bene", ha detto il parroco, "Ogni problema che viene fuori deve essere portato su un tavolo per essere discusso. Credo che sia mancato questo: un linguaggio di cultura giusta che possa far vivere una famiglia nella serenità".
"Licata ha bisogno di vivere più serenamente", ha detto ancora il sacerdote, "perché fatti esterni, come il Covid, ci hanno portato ad un allontanamento totale dal convivere sereni. Questo è veramente grave, dobbiamo ritornare ad essere sereni".
Il giorno dei funerali delle quattro vittime è stato dichiarato lutto cittadino a Licata. Ad annunciarlo è stato il sindaco Pino Galanti, insieme al vice sindaco Antonio Montana.
"Siamo sconvolti, distrutti, per l'accaduto", ha detto il primo cittadino, "Si tratta di una strage inimmaginabile, una tragedia che ha devastato la nostra comunità. Siamo vicini ai familiari delle vittime". Il presidente del consiglio comunale, Giuseppe Russotto, ha annunciato che stasera, all'inizio della riunione on line per il question time, sarà osservato un minuto di raccoglimento per le vittime.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Licata, comandata dal capitano Augusto Petrocchi, sono coordinate dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto Paola Vetro. Le salme delle quattro vittime verrano trasferite da Licata ad Agrigento dove verrà fatta l'autopsia.