La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso oggi che la riforma della legge elettorale sarà in calendario della commissione Affari costituzionali dal 25 settembre per due settimane, dopodiché la discussione dovrebbe approdare in aula. Lo ha detto oggi il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri al termine della riunione a Palazzo Madama."Dalla prossima settimana si inizia in commissione, dove i gruppi avranno a disposizione due settimane per tradurre le loro proposte in disegni di legge. Dalla settimana del 10 ottobre se ne dovrebbe occupare l'aula", ha detto Gasparri al termine della capigruppo. Più tardi il presidente del Senato Renato Schifani ha aggiunto: "La capigruppo ha accettato all'unanimità la mia proposta di assegnare alla commissione un tempo predeterminato, affinché le forze politiche abbandonino i tatticismi, e si possa arrivare a una convergenza [su un testo] da portare in aula".Le aspettative erano che la conferenza dei capigruppo definisse già oggi una data per la discussione in aula, ma questa non è stata formalizzata (la deciderà una nuova capigruppo), mentre l'impegno dei partiti si è limitato a dedicare 15 giorni di lavori in commissione all'argomento. "Le posizioni sono al momento distanti e note", ha detto Angela Finocchiaro, il capogruppo del Pd a Palazzo Madama. "Si discuterà per cercare di arrivare ad una sintesi comune".Il Pdl vuole modificare la legge attuale per attribuire il premio di maggioranza ai partiti e non alla coalizione e reintrodurre il voto di preferenza, ha sintetizzato oggi Gasparri. È una posizione ora vicina a quella dell'Udc, che punta ad un sistema proporzionale con pochi correttivi.La posizione di partenza del Pd, ha detto la Finocchiaro, è di difendere il premio di coalizione e di assegnare i seggi in Parlamento sulla base di collegi uninominali invece che con il voto di preferenza, ha detto la Finocchiaro.Il Pd, in testa nei sondaggi, trarrebbe vantaggio da una legge elettorale simile all'attuale o di stampo maggioritario, mentre un sistema proporzionale favorirebbe la formazione di alleanze post elettorali, dato che dalle urne non uscirebbe probabilmente un vero vincitore.