lunedì 20 gennaio 2014
​Spunta l'ipotesi di un doppio turno di coalizione per evitare le larghe intese.  Se nessuno schieramento otterrà almeno il 35% dei voti si andrà al ballottaggio.
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Doppio turno di coalizione. E' questa la novità del testo di legge elettorale che Matteo Renzi proporrà alla direzione del Pd. Se nessuna coalizione ottiene il 35% le prime due vanno al ballottaggio per il premio.e nessuno ottiene il 35%, dunque, le due coalizioni che hanno più voti vanno al ballottaggio 15 giorni dopo le elezioni per contendersi il premio del 15%. Un modo per evitare - si spiega - il ritorno delle larghe intese. Resterebbero - sempre secondo quanto viene anticipato - le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell'8% per le forze che si presentano da sole. Renzi ha proposto inoltre primarie per la scelta dei candidati delle circoscrizioni per mettere a tacere le polemiche interne al Pd sul mancato ritorno delle preferenze. Apertura "moderata" alle proposte dell'ultima ora di Renzi arriva da Gianni Cuperlo del Pd. Nessuna "ostilità preconcetta" sulla riforma della legge elettorale ma la sottolineatura di alcuni nodi critici. Vengono infatti valutate - a quanto viene riferito - in maniera positiva l'accelerazione impressa da Renzi e l'apertura al doppio turno. La proposta, renziana così come sta emergendo finora però, mantiene secondo i cuperliani alcune "ambiguità", anche rispetto alle motivazioni della Consulta, come la soglia solo al 35% da superare per ottenere il premio di maggioranza. Altro nodo che viene evidenziato dalla minoranza Pd è quello dello sbarramento (in questo caso considerato troppo alto) dell'8% per i partiti non coalizzati senza ipotizzare, ad esempio, la possibilità di apparentamenti al doppio turno. Nodo più grosso è, però, secondo i cuperliani, quello delle liste bloccate ai quali sono contrari. Il fatto che siano liste corte - argomentano - sull'aspetto del rapporto con il territorio viene annacquato dal collegio nazionale per la ripartizione dei seggi e le primarie non sono una soluzione a ameno che non diventino obbligatorie
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