venerdì 18 ottobre 2024
No al riarmo, sì alla diplomazia e al diritto internazionale contro i massacri in Palestina, Libano, Ucraina. Associazioni, sindacati, studenti a Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma, Torino
La Marcia della pace straordinaria ad Assisi del 21 settembre

La Marcia della pace straordinaria ad Assisi del 21 settembre - Liverani

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Il popolo della pace torna ancora a manifestare contro la guerra: in Medio Oriente come in Ucraina e in tutti i teatri della “III guerra mondiale a pezzi”. Lo farà sabato prossimo 26 ottobre in sette città diverse, come sette sono i colori della bandiera arcobaleno della pace: a Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma e Torino. Non una sola manifestazione nazionale, ma sette, distribuite lungo la Penisola - spiegano i promotori presentando le iniziative - per venire incontro alla voglia di mobilitarsi di tantissimi cittadini, indignati per quanto vedono in televisione: «Sette città diverse per raccogliere e rendere evidente come la grande maggioranza dell’opinione pubblica italiana voglia un cambio di rotta delle istituzioni nazionali e internazionali: le guerre che devastano il mondo devono essere fermate, per iniziare a costruire un tempo della pace possibile. Ora».

Stop alla corsa al riarmo, spazio alla diplomazia, rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni sovranazionali tra le principali richieste. A organizzare la giornata di mobilitazione nazionale in sette città - da Nord a Sud, isole comprese per agevolare la partecipazione - sono cinque reti: Europe for peace, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione PerugiaAssisi per la cultura della pace, AssisiPaceGiusta, Sbilanciamoci!. Oltre 300 le organizzazioni aderenti che dicono «basta con l’impunità, la complicità, l’inazione». Gli appuntamenti il 26 ottobre sono a Bari alle 9,30 a piazza Massari; a Cagliari alle 10 a piazza del Carmine; a Firenze alle 14 a piazza Santa Maria Novella; a Milano alle 14,30 all’Arco della Pace; a Palermo alle 10 a piazza Francesco Crispi (Croci); a Roma alle 14,30 a Porta San Paolo, a Torino alle 14,30 a piazza Arbarello.

«Sentiamo parlare continuamente di pace, ma come si può pensare di risolvere i conflitti puntando "alla vittoria"?», chiede Sergio Bassoli di Rete italiana Pace e disarmo: «Lo spargimento di odio cui assistiamo oggi minerà la convivenza delle le prossime generazioni. Come si può arrivare alla pace se si continua a investire sulle armi? Viviamo circondati da 12 mila testate nucleari, se non riportiamo la politica sulla strada della diplomazia e delle Nazioni Unite non ci sarà futuro per l'umanità e il pianeta. Fermare le guerre non è buonismo astratto, la guerra non può risolvere nulla, i popoli delle Nazioni Unite si ribellano, non c'è altra strada che ridare ascolto al diritto internazionale, che è la nostra bussola. Cosa lasceremo ai giovani che hanno diritto a un pianeta sicuro?».

Per Giulio Marcon di Sbilanciamoci! «la situazione in Medio Oriente e in tutti gli altri teatri di guerra, per lo più dimenticati, è drammatica. La comunità internazionale deve smettere di armarsi, per mettere in campo con decisione iniziative diplomatiche. Le armi portano la guerra, la guerra porta altre armi. Le istituzioni internazionali sono assenti, manca totalmente la prevenzione dei conflitti. Va fermato il flusso di armi verso i paesi in guerra, vanno accolti i rifugiati e chi rifiuta di combattere. Non c'è altra strada che quella di riconoscere i diritti dei popoli e delle persone coinvolte e in fuga. Come diceva il filosofo nonviolento Aldo Capitini, creatore della Marcia della pace, "a ognuno di fare qualcosa"».

«Torniamo in piazza per la pace - dichiara Walter Massa presidente Arci - contro l'ignavia, l'inazione, l'ipocrisia, contro la III guerra mondiale a pezzi, la spettacolarizzazione dei conflitti sui mass-media. il ricorso alle armi come unico strumento per risolvere le controversie internazionali, per rafforzare le Nazioni Unite, il solo strumento che ci può far uscire dalla guerra». Giorgio Carrata, della Rete degli studenti medi, assicura la presenza di liceali e universitari: «Ci saremo perché oggi l'Unione Europea è debole, assente, incapace, mentre deve giocare un ruolo diverso. Per fermare il genocidio in Medio Oriente, per una pace giusta. Per protestare contro i vincoli inaccettabili del ddl 160 che riduce il diritto a manifestare».


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