C'è chi nel mondo agricolo è restio a regolarizzare i lavoratori, anche italiani, ma molti imprenditori si trovano in seria difficoltà a mettere in regola la manodopera straniera di cui hanno forte bisogno - Ansa
La regolarizzazione dei lavoratori senza permesso di soggiorno va ancora molto a rilento e perciò sono stati stanziati altri 20 milioni di euro per rafforzare il personale delle prefetture che deve esaminare le pratiche. Intanto, però, quasi 1 lavoratore su 10 di quelli che hanno fatto domanda ha già cambiato mestiere.
La legge di Bilancio prevede risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti di lavoro in somministrazione nelle strutture del ministero degli Interni per tentare di sveltire le pratiche.
Rispetto alle 220mila domande di emersione dal lavoro nero, presentate da giugno a metà agosto del 2020, infatti, solo 60mila persone sono state convocate per definire il rilascio del permesso di soggiorno. Si tratta di poco più del 27% delle richieste, per l’85% riguardanti i lavoratori del settore domestico (177mila) e il resto del comparto agricolo. A un anno e mezzo dall’avvio della sanatoria, alcune migliaia di contratti di lavoro temporanei sono in realtà già scaduti, ma il dato più interessante è quello che emerge da alcune anticipazioni del III Rapporto annuale Domina sul lavoro domestico, che sarà presentato in Senato il prossimo 14 gennaio.
Secondo l’analisi svolta in collaborazione con l’Inps dall’Osservatorio dell’associazione di datori di lavoro domestico, su 125mila lavoratori emersi finora e "censiti" dall’Inps, il 9% ha già cambiato settore. O, più probabilmente, svolgeva già un’altra attività "in nero" e, assieme al datore di lavoro, ha utilizzato la sanatoria per il lavoro domestico come strumento per regolarizzare la posizione.
Il dato si evince da un lato dalle dichiarazioni contributive per altre professioni e, dall’altro, da un’analisi comparativa sui lavoratori domestici tra i dati pre e post regolarizzazione. Se, infatti, prima della sanatoria i collaboratori domestici e i badanti maschi rappresentavano l’11% della categoria, fra i rapporti di lavoro emersi la quota maschile sale addirittura al 55%.
Discorso analogo per quanto riguarda la proporzione tra colf e badanti. Prima del varo della regolarizzazione, le badanti erano in netta crescita e rappresentavano la maggioranza dei rapporti di lavoro con contratti più "strutturati", fra quelli emersi invece sono appena il 34%. Infine, se nella platea complessiva dei domestici solo un lavoratore su 10 ha meno di 40 anni, nel caso dei lavoratori emersi, i giovani sono la netta maggioranza, addirittura il 59%.
Si tratta con tutta evidenza di dati incongrui che testimoniano come la regolarizzazione rappresenti la porta d’ingresso al mercato del lavoro legale, ben al di là dei due settori per i quali la sanatoria era stata pensata e varata: l’agricoltura e il lavoro domestico, appunto. "Questo fenomeno - nota l’Osservatorio Domina guidato da Massimo de Luca - è ancora più evidente nelle regioni del Nord, dove le possibilità lavorative in altri campi sono maggiori.
Non è un caso che i lavoratori under 40 emersi siano in netta maggioranza in tutte le regioni del Nord: in Trentino Alto Adige il 70%, in Liguria il 67%, in Lombardia e Veneto intorno al 65%". Una dinamica territoriale accentuata che si riscontra anche nelle dichiarazioni contributive: quel 9,2% di media italiana di emersioni attraverso il lavoro domestico di persone che versano contributi per altre professioni, tocca punte del 27% in Trentino Alto Adige, si attesta intorno al 15% nel Nordest e cala invece al 4,6% nel Mezzogiorno.
Al di là dei ritardi nell’esaminare le pratiche e della scarsa propensione dei datori di lavoro agricolo a regolarizzare le tante, troppe situazioni illegali, i dati analizzati da Domina dimostrano ancora una volta come la sostanziale chiusura dei canali di ingresso legali di extracomunitari nel nostro Paese costringa lavoratori e datori a dover utilizzare, anche in modo improprio, le periodiche sanatorie del lavoro "in nero".
Tanto che, sulla spinta dei fabbisogni degli imprenditori, il governo si appresta a varare un "decreto flussi" per lavoratori stranieri per oltre il doppio delle 30mila persone previste in media negli anni scorsi.