Il ministro Moavero Milanesi a Bruxelles (Ansa)
Torna ad accelerare l’Ue sul fronte migranti, in vista del Consiglio informale dei ministri dell’Interno Ue a Helsinki giovedì prossimo, con la probabile partecipazione di Matteo Salvini, solitamente assente a queste riunioni. Perché le ultime vicende stanno convincendo che su una cosa la Commissione Europea ha ragione: non si può continuare con le soluzioni improvvisate ogni volta che arriva una nave carica di migranti salvati in mare.
Ieri al Consiglio Esteri a Bruxelles, il ministro Enzo Moavero Milanesi ha portato le sue proposte elaborate insieme al collega maltese Carmelo Abela, tra cui l’idea di richieste di asilo per l’Europa da effettuare in Paesi extra-Ue vicini a quelli da cui fuggono i profughi. Ricevendo, ha riferito poi lo stesso Moavero, «unanimi apprezzamenti», con una «ampia convergenza sull’opportunità di un approccio strutturato» e molti ministri che si sono espressi per «più risorse Ue». «C’è un elemento che va nella direzione delle nostre proposte – spiegavano ieri fonti comunitarie – e cioè canali umanitari evitando le traversate in mare. E indubbiamente in questo momento si registra un nuovo slancio».
Non era ieri la giornata decisiva visto che, ha precisato l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, «quando si tratta di questioni interne, in particolare di come gestire gli sbarchi, non è compito dei ministri degli Esteri. C’è un Consiglio dei ministri degli Interni tra qualche giorno e spetterà a loro discutere». Helsinki, insomma: ieri il ministro dell’Interno finlandese, presidente di turno Ue, Maria Ohisalo, ha annunciato di aver invitato i suoi colleghi ad una cena informale mercoledì sera, alla vigilia della riunione di giovedì.
Oltre all’Italia si muove anche la Germania, che in verità non è troppo convinta delle idee italiane. «Sono grato – ha detto il ministro per gli Affari europei Michael Roth, che ha partecipato al consiglio Esteri – per il ruolo molto costruttivo e responsabile del ministro degli Esteri italiano. Ho però l’impressione che soluzioni che non sono di immediata applicazione non ci portino molto avanti». Più tardi, fonti diplomatiche italiane hanno smussato, riferendo di un bilaterale tra Moavero e Roth, durante il quale i due ministri hanno «sancito la volontà di lavorare per una soluzione equa che consenta di governare i flussi migratori verso l’Europa».
Rimane che la Germania ha un suo piano, elaborato dal ministro degli Esteri Heiko Maas, che punta dritto al nodo cruciale di questi mesi, sulla falsariga di quanto deciso dai leader Ue al Consiglio Europeo del giugno 2018 e una successiva proposta della Commissione. E cioè un meccanismo temporaneo di ridistribuzione, in attesa della riforma del regolamento di Dublino sull’asilo, arenatasi sui veti incrociati e soprattutto sul no dei Paesi dell’Est alla ridistribuzione di migranti e lo stop del governo giallo-verde.
La Commissione, riprendendo un concetto dei leader Ue, nel luglio 2018 ha proposto «centri controllati» in Stati membri Ue di prima linea finanziati dall’Unione, cui far sbarcare i migranti con poi la loro ridistribuzione in Paesi che aderiscano al meccanismo (da chiarire se tutti i migranti o se solo quelli bisognosi di tutela), con un ruolo di «cabina di regia» per l’esecutivo Ue. Idea che si era arenata lo scorso anno per il disinteresse italiano e le resistenze di Paesi, tra cui la stessa Germania, preoccupati di pregiudicare così la riforma del regolamento di Dublino.
E invece adesso Maas (ieri assente a Bruxelles) propone un’«alleanza» a livello Ue «per un meccanismo vincolante» per chi voglia aderirvi, per la ridistribuzione dei migranti ponendo fine «al mercanteggiare sulle vite umane». Berlino è pronta a impegnarsi ad accogliere a ogni sbarco una quota di migranti. I Paesi che aderirebbero a un piano di ridistribuzione, secondo prime stime, sarebbero almeno una dozzina, quasi tutti quelli dell’Europa occidentale, mentre resta fermo il no secco di quasi tutti i Paesi dell’Est.
Sul Mediterraneo Centrale, ha tuonato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, «ci ritroviamo a combattere la stessa battaglia del 2015, tra quelli che voglio fermare la migrazione e quelli che la vogliono organizzare. O si sta dalla parte del ministro dell’Interno italiano o da quella dei trafficanti». Cruciale sarà vedere se Salvini ha la stessa posizione: senza Roma il «meccanismo» non avrà senso.