Il 'canguro' è una prassi parlamentare, già usata in passato, che consente di votare gli emendamenti raggruppando non solo quelli uguali, ma anche quelli di contenuto analogo: una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri. Il termine 'canguro' è un'invenzione lessicale: la parola non è messa per iscritto in nessuna norma. Ma nel gergo parlamentare ha già dato vita a numerosi derivati, come 'cangurato', 'incangurabile'.Non è nuovo il 'canguro' alle aule parlamentari italiane da quando ha fatto decadere ben 1.400 emendamenti alla riforma costituzionale. E adesso il Pd ci riprova con un super-canguro sul ddl Cirinnà che ha come obiettivo quello di far decadere gli oltre 5mila emendamenti ostruzionistici della Lega e arrivare in tempi bbrevi all'approvazione della legge sulle unioni civli. Il meccanismo del 'canguro' non è mai stato previsto dal regolamento del Senato. Ma la Giunta per il regolamento di Palazzo Madama nel 1996 lo aveva preso 'a prestito' dal regolamento della Camera. Nel frattempo, però, nel 1997 il regolamento della Camera è stato modificato. E oggi all'articolo 85 bis prevede espressamente che la tecnica di accorpamento delle votazioni non può essere utilizzata per i progetti di legge costituzionale. Dal punto di vista dell'iter legislativo, la norma "canguro" deve essere prima varata, come ogni normale emendamento, dal presidente del Senato, che dunque ha il potere di fermarne o meno il cammino. In passato, il "canguro" è stato accettato per la legge elettorale Italicum, bocciato invece per la riforma costituzionale.
Una prassi parlamentare che fa decadere gli emendamenti uguali presentati per ostruzionismo.
© Riproduzione riservata