Il momento del soccorso, avvenuto lo scorso 5 agosto, in acque internazionali e su richiesta del governo di Malta. Il mercantile allora aveva modificato la sua rotta di navigazione per raggiungere e salvare i naufraghi - Reuters
Sono bloccati da oltre un mese, dopo aver salvato 27 persone tra cui un bambino e una donna incinta a rischio annegamento nel Mediterraneo. Malta li aveva avvisati, chiedendo di dirigersi verso il gommone in pericolo. Ed ora sono ancora lì, bloccati, a poche miglia dall’isola, con quel carico umano di disperazione.
Una situazione che sta diventando sempre più insostenibile, giorno dopo giorno. Il capitano e l’equipaggio della Maersk Etienne, la nave mercantile che ha salvato i naufraghi, sono allo stremo. «La frustrazione cresce ogni giorno. Queste persone sono disperate, hanno bisogno di assistenza. Dobbiamo poter sbarcare il prima possibile». Il capitano della nave Etienne, Volodymyr Yeroshkin, affida a un video il suo ultimo appello per chiedere un place of safety (porto sicuro, ndr) per le 27 persone soccorse n mare dalla sua nave mercantile, ormai più di un mese fa, il 5 agosto scorso. Da allora l’imbarcazione è ferma nelle acque territoriali maltesi, a poche miglia dalla costa, in attesa che le autorità rispondano alle continue richieste di aiuto e autorizzino lo sbarco.
La Etienne è una petroliera del gruppo Maersk, non attrezzata per l’assistenza dei migranti. Dopo settimane, la situazione a bordo è diventata invivibile e le scorte alimentari cominciano a scarseggiare. Domenica per disperazione tre migranti si sono gettati in mare: sono stati subito soccorsi dall’equipaggio, ma ormai la resistenza di tutti è al limite. «Non possiamo più restare ad assistere inerti mentre i governi ignorano il dramma di queste persone», ha dichiarato Guy Platten, segretario generale dell’International Chamber of Shipping (Ics), la principale associazione internazionale di commercio di armatori e operatori mercantili che, in una nota congiunta con Unhcr/Acnur, l’Agenzia Onu per i Rifugiati e l’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) lancia un appello ai governi affinché trovino subito una soluzione per i profughi a bordo del mercantile. «Non è la prima volta che ciò accade – ha aggiunto – ed è necessario che i governi adempiano i propri obblighi. Il tempo stringe e la responsabilità di garantire l’incolumità e la sicurezza di queste persone spetta senza ombra di dubbio ai ministri di questi governi. Questa situazione non riguarda il Covid. Si tratta molto semplicemente di una questione umanitaria».
Il caso del mercantile bloccato fuori Malta da oltre un mese, "testimonia",
«I governi si sono rifiutati di autorizzare il comandante della nave a far sbarcare i migranti e i rifugiati fuggiti dalla Libia, violando il diritto internazionale – si spiega nel comunicato –. I membri dell’equipaggio condividono cibo, acqua e coperte coi naufraghi soccorsi. Tuttavia, non sono opportunamente formati né in grado di assicurare assistenza medica a quanti ne abbiano necessità. Le imbarcazioni mercantili non costituiscono un ambiente sicuro per queste persone vulnerabili, le quali devono essere condotte immediatamente presso un porto sicuro». L’Ics - si aggiunge nella nota - si è appellata all’Organizzazione marittima internazionale affinché intervenga con urgenza per «mandare un chiaro messaggio ribadendo che gli Stati devono garantire che i casi di ricerca e soccorso in mare siano risolti conformemente alla lettera e allo spirito del diritto internazionale».
Quello della Maersk Etienne è il terzo caso in cui, quest’anno, una nave mercantile è rimasta bloccata al largo dopo aver soccorso migranti. A maggio, il viaggio del Marina, che batteva bandiera Antigua Barbuda, era stato ritardato di sei giorni prima di far sbarcare a Porto Empedocle le 80 persone soccorse. A luglio il cargo Talia aveva ritardato di quattro giorni il proprio itinerario per assicurare assistenza a 50 persone, prima che fosse loro consentito di sbarcare a Malta.
«L’assenza di un meccanismo di sbarco chiaro, sicuro e strutturato a beneficio delle persone soccorse nel Mediterraneo continua a mettere a rischio vite umane», ha dichiarato il Direttore Generale dell’Oim, António Vitorino. «Oim e Acnur si appellano da tempo agli Stati affinché abbandonino l’attuale approccio che prevede l’adozione di accordi ad hoc e istituiscano uno schema per cui gli Stati costieri si assumano pari responsabilità nell’assicurare un porto sicuro, e al quale gli altri Stati membri UE diano seguito mostrando solidarietà». Quello in cui è coinvolta la Maersk Etienne è il terzo caso, in un anno, in cui una nave mercantile rimane bloccata dopo aver condotto soccorsi in mare.
Anche una portavoce della Commissione europea, ieri, ha chiesto lo sbarco immediato dei naufraghi dalla Etienne. «Una volta soccorse, le persone devono essere fatte sbarcare rapidamente per assicurare la loro sicurezza e quella dell’equipaggio della nave che conduce il salvataggio. Chiediamo con urgenza agli Stati membri di lavorare insieme affinché questo accada, con spirito di solidarietà e responsabilità collettiva. Gli Stati costieri hanno responsabilità essenziali, ma non devono essere lasciati soli».