Per circa due ore, nella sala Aldo
Moro alla Camera, gli esponenti delle diverse aree della
minoranza Pd si sono riuniti per discutere degli emendamenti
alla riforma del Lavoro che da giorni ha spaccato le diverse anime del partito. All'incontro, erano presenti gli esponenti di Area riformista Alfredo D'Attorre e Stefano Fassina, ma anche Rosy Bondi, Pippo Civati, i presidenti delle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera Francesco Boccia e Cesare Damiano. E ancora, Vannino Chiti, Barbara Pollastrini, Paolo Fontanelli.
Licenziamenti discriminatori a parte,
non in discussione, "sul resto c'è una discussione del Pd" che
"guarderà tutte le questioni che sono aperte" ha detto
il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine della
riunione Pd in Senato, aggiungendo che "questo posso dire io, io
faccio il ministro", al resto "pensi il segretario del Partito
democratico". "Noi abbiamo fatto una impostazione
della delega aperta, perché la nostra intenzione era e continua
ad essere quella di rappresentare in maniera organica tutti gli
elementi che sono dentro la delega", ha detto ancora il
ministro. Una volta approvata è "chiaro" che avrà "un senso
organico e di completezza, quindi i decreti attuativi dovranno
essere costruiti con l'obbligo di coerenza".
Sette gli emendamenti presentati dalla minoranza del Pd. Tra questi spicca la richiesta di una piena tutela dell'articolo 18 per tutti i neoassunti dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. L'emendamento ha come primo firmatario il senatore
Federico Fornaro. Anche gli altri emendamenti riguardano l'articolo 4, vale a dire il contratto a
tutele crescenti e il riordino delle forme
contrattuali. Chiesto tra l'altro uno "sconto" sul costo per le aziende del contratto a tempo indeterminato e la riforma degli ammortizzatori, con tanto di specificazione delle risorse, prima di procedere alla revisione delle
tipologie contrattuali. La minoranza Pd chiede a Matteo Renzi e agli esponenti della segreteria del partito un incontro per discutere le linee di un documento unitario sul lavoro da presentare in direzione. "Da partenostra - spiega Alfredo D'Attorre - c'è grande disponibilità efiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria". "Non chiamateci fronda delle minoranze. Non è così" dice ancora D'Attorre. L'intento, spiega, è farsi promotori di una "soluzione unitaria" nel Pd sul modello tedesco, con il contratto a tutele crescenti e la previsione del reintegro in caso di licenziamento illegittimo dopo i primi tre anni.