Umberto Bossi lo aveva definito ieri sera un "accoltellatore" dicendo di non fidarsi di lui e di Berlusconi. Strada tutta in salita per Matteo Renzi e per il suo Italicum, la riforma di legge elettorale che ha preeso a modello il sistema spagnolo per poi trasformarlo radicalmente in nome di quella governabilità che oggi manca del tutto in Italia. Il primo ostacolo, che ieri ha tenuto in stand-by per tutto il pomeriggio la bozza di riforma elettorale, è il caso Lega, scoppiato con forza. Renzi in un primo momento avrebbe dato il via libera all'introduzione del "paracadute" per i partiti regionali (ma in realtà solo la Lega sarebbe coinvolta) con soglie di sbarramento inferiori. Una norma sostenuta a spada tratta da Silvio Berlusconi che non vuole rischiare di perdere il sostegno prezioso del Carroccio. Dal Nuovo centrodestra e dagli altri "piccoli" a partire dall'alleato Scelta civica, è arrivato un secco no alla nuova fuga in avanti del sindaco di Firenze. In serata la norma viene cancellata e si arriva all'intesa con Alfano.
Il Carroccio prova a far finta di niente e mostra i muscoli, convinto di non aver bisogno di norme su misura. Ma al tempo stesso grida al complotto. "Se ritengono di mettere degli sbarramenti tali per cui rimangono in Italia solo 2-3 partiti è una legge elettorale schifezza, una legge truffa di stampo fascista" detta la linea il segretario Matteo Salvini. "C'è un premio di maggioranza del 20%, ci sono le liste bloccate, uno sbarramento che non c'è neppure in Corea del nord, in linea di principio questa è una truffa, ma non per la Lega". Salvini parla di dibattito surreale. "Ieri per tre ore mi hanno chiesto della norma salva Lega. Sono caduto dalla sedia: c'era una norma per salvare la Lega di cui io, segretario, non sapevo nulla". Comunque questa è l'ultima delle preoccupazioni per il Carroccio, assicura il neosegretario. "Ciò che sta venendo fuori è una legge peggiore dell'attuale. È questo il nuovo di Renzi? I cittadini non decidono niente".
"Non c'è nessun bisogno di un salva Lega perché supereremo ogni soglia di sbarramento" è la certezza granitica del governatore della Lombardia Roberto Maroni. Che poi però spiega le ragioni di quello scenario, considerato evidentemente "legittimo" dalla Lega. L'idea di una modifica dell'Italicum era quella di "tenere in considerazione che ci sono partiti - ha spiegato a margine di un incontro a Milano - che non sono presenti in tutte le regioni d'Italia per loro libera scelta ma hanno comunque un certo peso, come noi che siamo alla guida di tre regioni del nord". Quindi, ha concluso, "se si vuol tenere conto di questo bene, se non si vuol tenerne conto non c'è problema".