La buona notizia messa nero su bianco dall'Istat è che l'Italia, sotto il punto di vista della criminalità e del numero di omicidi in rapporto alla popolazione, fra i Paesi più sicuri al mondo e in Europa, superata nella Ue soltanto da tre piccole nazioni: Repubblica Ceca, Lussemburgo e Slovenia; gli altri 24 Paesi Ue - incluso il Regno Unito che nel 2019 ne faceva ancora parte - si situano al di sotto nella classifica della sicurezza, chiusa dai tre baltici: Estonia, lituania e Lettonia. Eppure, nelle tinte decisamente incoraggianti della fotografia, c'è il solito alone: riguarda le donne.
Nel 2019, per intenderci, gli omicidi nel nostro Paese sono stati 315 (contro i 345 del 2018, significa 0,53 vittime per 100mila abitanti): 204 uomini e 111 donne le vittime. Nei primi sei mesi del 2020, invece, gli assassinii di donne sono stati pari al 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019, e hanno raggiunto il 50% durante il lockdown nei mesi di marzo e aprile 2020. Le donne sono state uccise principalmente in ambito affettivo/familiare (90% nel primo semestre 2020) e da parte di partner o ex partner (61,0%).
Un quadro che conferma l'allarme lanciato appena settimana scorsa in Cassazione, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, quando dal bilancio sulla giustizia nel nostro Paese era emersa con forza la disparità di genere non solo in campo sociale ed economico, ma anche in quello delle violenze e dei soprusi. E non a caso il report dell'Istat segnala che proprio nei procedimenti giudiziari crescono gli imputati per omicidio in «contesti relazionali». Prova concreta del trend, le drammatiche vicende degli ultimi giorni: l'ennesima tragedia familiare nel Torinese, con un padre che ha ucciso moglie e figlio piccolo, il brutale omicidio della giovanissima Roberta e quello di Sonia, accoltellata dal suo ex in strada a Lecce nel tentativo di proteggere il suo fidanzato.