Chiara Corbella Petrillo a Medjugorie il 18 aprile 2012, poche settimane prima di morire - Cristian Gennari
Una via per ricordare Chiara Corbello Petrillo, la donna romana morta per aver rinunciato alle cure chiemioterapiche che avrebbero potuto salvarla, mettendo però a rischio la vita del bambino che portava in grembo. È l'obiettivo della mozione, approvata nei giorni scorsi nella sala Giulio Cesare del consiglio comunale di Roma Capitale, che punta a dedicare all'eroica donna romana una strada della Città Eterna, entro il Giubileo 2025. Chiara è stata una delle sedici donne citate dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso d'insediamento, tra le grandi personalità femminili che l'hanno ispirata. La Chiesa ha già avviato la procedura per la beatificazione della giovane donna che, tra le sue frasi preferite, aveva: «Siamo nati e non moriremo mai più».
A confermare la notizia ad Avvenire è Paolo Ciani, consigliere comunale di Demos e deputato. La mozione, presentata in consiglio capitolino dall'opposizione, è stata approvata anche grazie ai voti di alcuni consiglieri della maggioranza di centrosinistra che sostiene la giunta del sindaco Roberto Gualtieri. Chiara Corbella, romana di 28 anni, preferì evitare le cure salvavita pur di dare alla luce il suo bambino. Una scelta coraggiosa che ha permesso al figlio di nascere regolarmente ma le è costata la vita: la giovane è morta il 13 giugno del 2012.
Chiara aveva già tentato due volte, senza successo, di avere un figlio, ma le gravidanze non erano riuscite a concludersi positivamente. Di nuovo incinta, al quinto mese alla donna viene diagnosticata una lesione della lingua. L'esito della biopsia putroppo rivela che si tratta di un tumore. Chiara, d'accordo col marito Enrico, decide quindi di rinunciare alla chemioterapia che avrebbe danneggiato il feto. La terza gravidanza procede regolarmente, le ecografie confermano il regolare sviluppo del bimbo. Francesco, nasce regolarmente e solo allora la mamma acconsente a un secondo intervento chirurgico più radicale e ai cicli di chemio e radioterapia. Cure che purtroppo non riescono a bloccare la malattia, che durante la gravidanza è avanzata senza ostacoli. E ora Roma non vuole dimenticare l'eroismo di una mamma.