mercoledì 28 maggio 2014
​Scontro tra il Consiglio e il Parlamento sulle nomine.
Occasione Europa di Gianfranco Marcelli
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​​Il giorno dopo l'analisi del voto da parte dei leader Ue nel vertice informale di Bruxelles, l'Europa è ufficialmente alla ricerca del nuovo presidente della Commissione Ue: sul tavolo, in teoria, c'è già il nome di Jean Claude Juncker solo da approvare, ma nella pratica pochi sono convinti del lussemburghese che per ora gode solo dell'appoggio del Parlamento europeo. O almeno delle famiglie politiche dell'Assemblea uscente: le nuove, in via di formazione, non si sono potute esprimere nella consultazione che ha investito ufficialmente Juncker, e quindi è ancora tutta da verificare quella maggioranza assoluta di cui ha bisogno per essere eletto perché molto dipenderà dagli equilibri definitivi dell'Eurocamera, risultati di veti e concessioni dei partiti.    Il primo a capire che Juncker è stato subito messo in stand-by dagli stessi leader popolari che lo avevano portato a correre per la carica, è stato il capogruppo dell'S&D Hannes Swoboda: "È comico che Juncker abbia il supporto di socialisti e democratici ad aprire i negoziati, ma sia bloccato dalla sua stessa famiglia politica al Consiglio", si è sfogato in un comunicato. E provocatoriamente "visto che il Consiglio europeo rifiuta di accettare le proprie responsabilità", ha chiesto a Juncker di "iniziare i negoziati senza il mandato del Consiglio". E dunque come già successo per l'approvazione del bilancio europeo, per la nomina del nuovo membro della Bce e per il via libera all'Unione bancaria, si va verso lo scontro tra le due istituzioni: da una parte il Consiglio, che difende il suo potere quasi assoluto su tutte le decisioni che riguardano assetto e funzionamento dell'Unione, dall'altro il Parlamento, che invece difende il peso maggiore ottenuto con il Trattato di Lisbona e grazie al quale partecipa alla nomina del presidente della Commissione. Complice un Trattato ambiguo proprio su quest'ultimo punto.   Di certo per ora slittano i tempi: il presidente Van Rompuy dovrà fare le consultazioni aspettando i nuovi gruppi politici, che potrebbero non arrivare prima della data limite fissata per il 24 giugno, e quindi il vertice del 26-27 potrebbe non essere pronto a fare nomi. Un'altra certezza è che il presidente della Commissione fa parte di un pacchetto di nomine (alto rappresentante della politica estera, presidente del Consiglio europeo, presidente dell'Eurogruppo, ecc.) e nell'assegnarle bisognerà rispettare sia l'equilibrio tra Paesi grandi e piccoli, sia quello politico tra socialisti e popolari, visto che i popolari hanno vinto ma perdendo seggi, e i socialisti hanno perso ma guadagnando rappresentanti. Senza dimenticare i liberal-democratici dell'Alde, terzo elemento di quella "grande coalizione" che sarà necessaria per gestire un Parlamento dove gli euroscettici già annunciano battaglia.
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