Il giorno dopo l'analisi del
voto da parte dei leader Ue nel vertice informale di Bruxelles,
l'Europa è ufficialmente alla ricerca del nuovo presidente della
Commissione Ue: sul tavolo, in teoria, c'è già il nome di Jean
Claude Juncker solo da approvare, ma nella pratica pochi sono
convinti del lussemburghese che per ora gode solo dell'appoggio
del Parlamento europeo. O almeno delle famiglie politiche
dell'Assemblea uscente: le nuove, in via di formazione, non si
sono potute esprimere nella consultazione che ha investito
ufficialmente Juncker, e quindi è ancora tutta da verificare
quella maggioranza assoluta di cui ha bisogno per essere eletto
perché molto dipenderà dagli equilibri definitivi
dell'Eurocamera, risultati di veti e concessioni dei partiti.
Il primo a capire che Juncker è stato subito messo in
stand-by dagli stessi leader popolari che lo avevano portato a
correre per la carica, è stato il capogruppo dell'S&D Hannes
Swoboda: "È comico che Juncker abbia il supporto di socialisti
e democratici ad aprire i negoziati, ma sia bloccato dalla sua
stessa famiglia politica al Consiglio", si è sfogato in un
comunicato. E provocatoriamente "visto che il Consiglio europeo
rifiuta di accettare le proprie responsabilità", ha chiesto a
Juncker di "iniziare i negoziati senza il mandato del
Consiglio".
E dunque come già successo per l'approvazione del bilancio
europeo, per la nomina del nuovo membro della Bce e per il via
libera all'Unione bancaria, si va verso lo scontro tra le due
istituzioni: da una parte il Consiglio, che difende il suo
potere quasi assoluto su tutte le decisioni che riguardano
assetto e funzionamento dell'Unione, dall'altro il Parlamento,
che invece difende il peso maggiore ottenuto con il Trattato di
Lisbona e grazie al quale partecipa alla nomina del presidente
della Commissione. Complice un Trattato ambiguo proprio su
quest'ultimo punto.
Di certo per ora slittano i tempi: il presidente Van Rompuy
dovrà fare le consultazioni aspettando i nuovi gruppi politici,
che potrebbero non arrivare prima della data limite fissata per
il 24 giugno, e quindi il vertice del 26-27 potrebbe non essere
pronto a fare nomi. Un'altra certezza è che il presidente della
Commissione fa parte di un pacchetto di nomine (alto
rappresentante della politica estera, presidente del Consiglio
europeo, presidente dell'Eurogruppo, ecc.) e nell'assegnarle
bisognerà rispettare sia l'equilibrio tra Paesi grandi e
piccoli, sia quello politico tra socialisti e popolari, visto
che i popolari hanno vinto ma perdendo seggi, e i socialisti
hanno perso ma guadagnando rappresentanti. Senza dimenticare i
liberal-democratici dell'Alde, terzo elemento di quella "grande
coalizione" che sarà necessaria per gestire un Parlamento dove
gli euroscettici già annunciano battaglia.