Sono molti i punti caldi del Jobs act, la riforma del lavoro ideata dal governo Renzi, che i sindacati, soprattutto la Cgil vorrebbero cambiare in corsa. Questa settimana sarà cruciale per capire se, dentro il Pd da una parte e all'interno delle tre sigle confederali dall'altra, si può arrivare ad una sintesi.
ART.18, REINTEGRO, TUTELE CRESCENTI È ovviamente il primo
motivo di scontro, come testimoniato dalle cronache di queste
ore. La Cgil, che si è detta disponibile a discutere del numero
degli anni che potrebbero intercorrere per l'applicazione ai
neoassunti dell'Art.18, ma appare difficile possa andare oltre i
3. Ma a stravolgere non solo l'Art.18 ma l'intero Statuto dei
lavoratori, i sindacati non appaiono affatto disponibili. Il
reintegro nei casi di licenziamenti discriminatori, ovviamente,
non viene considerata certo un'apertura del Governo.
RIORDINO E RIDUZIONE DEI CONTRATTI Con l'introduzione del
contratto unico l'obiettivo è quello di sfoltire l'attuale
panorama, che prevede 47 diverse forme contrattuali. Su alcuni
aspetti il sindacato appare disponibile al confronto, ma è
chiaro che ci sarà da discutere, anche perchè l'attuale
formulazione contenuta nella delega lascia spazio a diverse
interpretazioni.
CONTROLLO A DISTANZA Tema delicato. Da una parte le
necessità produttive ed organizzative delle imprese, in un'epoca
tecnologicamente evoluta; dall'altra il rispetto della dignità e
della riservatezza del lavoratore.
MANSIONI E DEMANSIONAMENTO Altro capitolo che scotta. Il
testo di riforma parla anche in questo caso di esigenze di
riorganizzazione, ristrutturazione o conversione delle aziende.
In questo caso sarebbe concesso il cambio di mansione del
lavoratore e, addirittura, il suo demansionamento. Fumo negli
occhi per i sindacati.
VAUCHER SALTUARI IN TUTTI I SETTORI È la possibilità di
allargare a tutti i settori il vaucher valido oggi per i
lavoratori saltuari, come le colf o gli stagionali. Il rischio,
per i sindacati, è quello di un abuso della norma da parte delle
aziende.