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L'Italia sotto procedura per deficit eccessivo. La decisione della Commissione Ue è arrivata questa mattina e non è una sorpresa. Sono sette i Paesi, compreso il nostro e la Francia, per i quali l'esecutivo comunitario ha attivato la procedura, su un totale di 12 che superano il 3% nel rapporto tra deficit e Pil. L'Italia nel 2023 ha segnato un disavanzo del 7,4% mentre per l'anno in corso si stima una discesa al 4,3%, a legislazione vigente, quindi sempre al di sopra del tetto previsto anche dalla nuova disciplina europea sui bilanci nazionali. L'ok della Commissione passa ora al vaglio del Consiglio Ue.
Bruxelles non ha precisato ufficialmente l’ammontare delle correzioni di bilancio da introdurre fin dal prossimo anno per ridurre i deficit nazionali ma si tratterebbe dello 0,6% annuo del Pil per sette anni, ovvero circa 12 miliardi. In base al nuovo patto di stabilità i Paesi sotto procedura dovranno presentare entro il 20 settembre un piano di risanamento delle finanze pubbliche. A quel punto la Commissione specificherà l’entità dell’aggiustamento annuo del deficit necessario per rientrare nei ranghi. Intanto si raccomanda che “la crescita della spesa netta nel 2025 sia coerente con l’aggiustamento di bilancio richiesto dal nuovo quadro di governance economica”. Nel suo rapporto sulla situazione italiana la Commissione lancia un forte allarme sul debito: "L'analisi della sostenibilità indica rischi elevati nel medio termine. Secondo le proiezioni decennali di base, il rapporto debito pubblico/Pil aumenta costantemente a circa il 168% del Pil nel 2034". Nel 2023 il debito pubblico dell'Italia è stato pari al 137,3% del Pil.
"La procedura di infrazione non è una notizia, era ampiamente prevista, l'avevamo detto già un anno fa - getta acqua sul fuoco il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti -. D'altronde con il boom di deficit legato alle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto al 3%. Abbiamo un percorso, avviato dall'inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, apprezzata dai mercati e dalle istituzioni europee", ha sottolineato Giorgetti.
Secondo il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, "dopo quasi quattro anni di clausola di salvaguardia generale, le nostre politiche economiche e fiscali entrano in un nuovo ciclo. Questo non significa ritorno alla normalità, perché non viviamo in tempi normali. Tanto meno, vuol dire ritornare all'austerità, perché sarebbe un terribile errore", ha detto in conferenza stampa a Bruxelles aggiungendo poi che sui conti pubblici dell'Italia "la cautela è d'obbligo e mi pare che il governo ne sia consapevole".
Intanto l'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) presentando questa mattina il suo rapporto sulle finanze pubbliche ha fatto una prima stima delle risorse necessarie per la prossima manovra di bilancio. Per rifinanziare tutte le misure varate lo scorso anno e in scadenza (oltre 18 miliardi), più le spese cosiddette indifferibili come quelle per i contratti pubblici, il governo dovrà reperire oltre 20 miliardi di euro. A questi si dovrebbero aggiungere i 10-12 miliardi necessari per la correzione dei conti in base alla procedura Ue: la manovra lorda sarebbe quindi pari a 30-32 miliardi (20 da reperire con tagli equivalenti o risparmi mentre i 10-12 del taglio del deficit sarebbero già ricompresi nella traiettoria tracciata dal Def). Secondo l'Upb dopo la misure messe in campo dal governo sulla rateizzazione in 10 anni dei crediti superbonus, il deficit dovrebbe scendere nel 2025 al 3,6% per cento del Pil, ma senza considerare le spese da rifinanziare. Mentre il debito pubblico è atteso aumentare fino al 2026, quando raggiungerebbe il 139,8% del Pil.
L’Upb prevede quest’anno una crescita del Pil dello 0,8%, un’accelerazione nel 2025 all’1,1% e successivamente un rallentamento. La piena e tempestiva realizzazione degli interventi previsti dal Pnrr condurrebbe a un livello del PIL più elevato di circa il 3%, a fine periodo, rispetto allo scenario di base.