Il virologo statunitense Robert C. Gallo
Studiare in fretta gli effetti collaterali dei vaccini, perché vaccinarsi contro il Covid-19 è la priorità. Creare un fondo per i Paesi poveri e lavorare sull’immunità innata. Investire sulla salute pubblica. Restituire alla scienza il compito di indicare la soluzione e al governo quello di controllare, finanziare ed educare la popolazione sull’utilità di vaccini e cure. Lo scopritore del virus dell’Hiv, Robert C. Gallo, in questa intervista sottolinea l’importanza di procedere a tappe forzate con la vaccinazione di massa. Gallo è co-fondatore e direttore dell’Istituto di virologia umana (Ihv) presso l’Università del Maryland School of Medicine e co-fondatore e consulente scientifico internazionale del Global Virus Network (Gvn).
Professor Gallo, come valuta il caso AstraZeneca?
È importante ricercare gli effetti collaterali gravi, ma da quello che ho visto sembra che l’associazione di una patologia grave a un piccolo numero di persone possa non essere dovuta al vaccino. Ho letto che la somministrazione è avvenuta su 37 milioni di persone e che il numero dei soggetti che hanno riportato dei problemi non è stato superiore a quello del gruppo di controllo dello studio clinico di persone dello stesso sesso, età, ecc. Quindi, anche se credo che la questione debba essere studiata urgentemente, non sono affatto sicuro che i problemi che la gente sta avendo siano causati da questo vaccino. A mio avviso, devono investigare velocemente e giungere rapidamente a delle conclusioni, perché il vaccino è fortemente necessario per aiutare l’Europa a rimettersi in carreggiata nella lotta contro il Covid-19.
Quale pensa che sia il vaccino più promettente tra quelli usati nel mondo e perché?
Tutti. Non ci sono favoriti in questa partita: i principali vaccini funzionano, e io prenderei ognuno di loro. Smettiamola di rimandare e di cercare la perfezione. Non esiste la perfezione.
Pensa che la sperimentazione del vaccino per il Covid sia stata troppo accelerata?
Al contrario direi che non è abbastanza accelerata.
Cosa suggerisce alle istituzioni sanitarie?
Di far vaccinare la gente il più presto possibile e di educare quella fascia di popolazione che è ancora confusa sul vaccino, illustrandone i grandi benefici.
La gente pensa che il vaccino risolva il problema, invece è necessario un richiamo periodico: come pensa che si evolverà la situazione?
Senza il vaccino si può essere certi che il problema non sarà risolto. Certo, con il vaccino le cose potrebbero non essere perfette, ma tutto andrà molto meglio. Se poi arriveranno delle varianti del virus, sarà possibile creare dei nuovi vaccini per quelle varianti. Insomma, i vaccini funzionano.
I Paesi poveri non hanno vaccini. Come si può risolvere il problema della giustizia sanitaria a livello globale?
Non sono un economista, ma penso che debbano essere creati dei fondi dai Paesi che sono in grado di contribuire, per far arrivare il vaccino anche alle Nazioni più povere. Del resto, non si può pretendere che questo prodotto sia fornito gratis dalle aziende. Aggiungo che, in assenza di un vaccino, dovremmo considerare l’opportunità di stimolare l’immunità innata del corpo umano con dei vaccini aspecifici che siano vivi e non pericolosi. Non sto raccomandando questo per il mondo, sia ben chiaro, dato che ora c’è un vaccino specifico per il Covid-19, ma, dal momento che esistono dei vaccini vivi e sicuri che stimolano il sistema immunitario innato e possono fornire protezione contro il Covid-19, questa strategia potrebbe aiutare a colmare il vuoto nelle Nazioni più povere, fino a quando il vaccino specifico non sarà disponibile.
Si investe molto nei vaccini – gli Usa sono stati i primi a farlo – ma poco nella terapia: è la strategia giusta?
Sì, lo è. Non significa che bisogna tagliare la terapia, ma il vaccino è una priorità. Il nostro Istituto di virologia umana all’Università del Maryland School of Medicine con i colleghi della OncoImmune Inc, poi acquistata da Merck proprio di recente, sta sviluppando una terapia guidata dai professori Yang Liu e Pan Zheng. Tuttavia, in generale, la terapia antivirale contro il Covid-19 è lenta e la priorità di un vaccino è logica.
Dopo un anno e mezzo, quale lezione ci ha dato questo coronavirus?
La lezione è quella che il mondo dimentica sempre dopo una pandemia ed è ovvia: c’è bisogno di una migliore preparazione e di una migliore salute pubblica. In questi casi, dobbiamo fare meno affidamento sui governi e più sui migliori scienziati che si riuniscono in tutto il mondo.
Non ha molta fiducia nei governi…
Ho perso la fiducia nei governi che guidano la lotta contro le pandemie, è vero. È necessario che le nazioni prestino attenzione a guide esperte, come quelle del Global Virus Network, e all’alleanza con le fondazioni private, come la Gates Foundation, Gavi e Cepi. Il ruolo giusto di un governo è quello della supervisione, del finanziamento e dell’educazione, ma non può essere considerato un esperto autorevole nel campo della scienza e della salute pubblica. Ciò detto, non dimentichiamo mai che in una pandemia dobbiamo essere tutti collegati: la parola “pan” significa “tutti” e dobbiamo essere tutti in questo insieme.