giovedì 1 settembre 2011
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«Così si colpisce l’unica forma d’impresa sociale e solidaristica. Invece di valorizzare il nostro modello, veniamo ingiustamente puniti. Perché?». Il presidente di Confcooperative e portavoce dell’Alleanza delle cooperative italiane, Luigi Marino, non ci sta. Non invoca scioperi, né annuncia barricate per «senso di responsabilità». Ma non nasconde la sua amarezza per l’ennesimo intervento che mina il mondo cooperativo.Presidente, ci risiamo: le cooperative di nuovo nel mirino?Esattamente. È il quarto intervento di spoliazione del carciofo cooperativo in pochi anni. Tutti per mano di governi Berlusconi. Con l’impegno che ogni volta fosse l’ultimo. Foglia dopo foglia c’è rimasto solo un piccolo cuoricino che è l’essenza del nostro modo di intendere l’impresa. Se ci tolgono anche questo è la fine. Toccare gli utili a riserva indivisibile è attaccare il senso dello spirito cooperativistico, fondato sulle finalità mutualistiche.Un intervento giustificato dal gettito che ne deriverebbe?Per nulla. Ho sentito cifre fantasiose di miliardi o di centinaia di milioni di gettito. Secondo i nostri calcoli parliamo di alcune decine di milioni. Non di più.C’è chi parla di privilegi fiscali da eliminare. È così?Ma quali privilegi. Le cooperative pagano le tasse regolarmente. Non hanno alcun privilegio. Gli utili accantonati a riserva fanno parte del sistema mutualistico e parliamo di somme di cui i soci non potranno mai disporre personalmente. Dire che ci sono privilegi per le cooperative non solo è falso, è anche meschino.Perché questo accanimento?Direi cattiveria. Sono colpite le imprese che nel periodo di crisi hanno garantito una crescita in termini di reddito e di occupazione. Le nostre cooperative hanno 1,5 milioni di occupati veri: +5% nel periodo di crisi.Ma perché colpire voi? Che idea si è fatta?Un doppio regolamento di conti. Uno è legato al... concorrente. Una battaglia personale di Berlusconi contro le coop. Una concorrenza che non è sul piano fiscale, che non esiste, ma a livello di rapporti sul piano locale. Un’altro è politico, pensando in maniera sbagliata che le cooperative siano vicine a partiti d’opposizione. E questo non è vero. Il nostro, soprattutto dopo l’Alleanza delle cooperative, è un mondo assolutamente eterogeneo. Anzi, a naso, potrei anche dire che forse la maggior parte dei soci delle cooperative ha anche votato per Berlusconi. E questo dimostra una miopia politica del premier, che sta perdendo di vista anche il contatto con il proprio consenso. C’è una pervicacia che va ormai aldilà della razionalità politica.Ma così pagano il conto anche le cooperative sociali?È un’ingiustizia sì rispetto al ruolo sociale, alla spinta mutualistica e solidaristica delle cooperative. Il nostro mondo è fortemente legato al Terzo settore e spesso svolge servizi per i cittadini per conto dello Stato. Anzi, proprio su questo fronte oggi finiamo per subire ancora, quando già paghiamo il pesante fardello dei crediti che le cooperative hanno con le pubbliche amministrazioni, con milioni di euro di ritardati pagamenti. In questi anni le cooperative sono state una cassa per lo Stato. In tempi di crisi non eravate un modello d’impresa da esportare?Infatti, il governo anziché valorizzare le cooperative, anziché estendere le normative cooperativistiche anche alle società di capitale, introducendo misure che aiutano a rafforzare le imprese, che fa? Interviene sul nostro modello fiscale. L’azione del ministro Tremonti, prima che cominciassero i problemi interni alla maggioranza, è stata saggia e lungimirante. Adesso siamo nel caos totale, con numeri di fantasia e annunci smentiti il giorno dopo. Così perdiamo di credibilità.È preoccupato per le reazioni europee?Certo, l’Europa ci guarda. Il Paese dovrebbe dare almeno in questo momento dimostrazione di maggiore coesione. Il governo dimentica che questa manovra è stata richiesta da un creditore che ha sostenuto i nostri titoli di Stato, in cambio di passi seri sul fronte dei conti e della crescita. Invece dopo lo slancio iniziale, ora ci si sta perdendo. Ci vuole un grande senso di responsabilità da parte di tutti e approvare la manovra in tempi celeri con misure adeguate e sensate. Ci viene richiesto di fare ulteriori sacrifici? Ok, siamo pronti a farli. Ma non accettiamo azioni demolitrici e irresponsabili. Anche perché c’è un dopo. Ci sono problemi strutturali da affrontare che richiedono una visione chiara e un governo forte. Se questo non è in grado, passi la mano.
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