«Il presidente del Consiglio dice che le riforme non si sbattono in faccia all’opposizione. Bene, è ora di dimostrarlo. La fine dell’ostruzionismo è nelle sue mani. Possibile che su 200 nostri emendamenti non ce ne siano uno, due, tre, quattro degni di attenzione? Su nessuno di questi si può dialogare?» Luigi Di Maio,
vice-presidente della Camera ed esponente di spicco del Movimento 5 stelle, non molla l’osso. Vuole costringere il Pd e il premier a trattare. Senza alzare i toni, con quello stile da "grillino gentile" che lo caratterizza. Ma anche senza vie di mezzo: «Queste riforme, così come sono state scritte, ci fanno paura. Il combinato disposto tra senatori non eletti e deputati nominati è da brividi. Ma noi non siamo frenatori né conservatori. Siamo la seconda forza parlamentare, vogliamo migliorare le riforme ed è doveroso coinvolgerci».
Da cosa si può partire?Iniziamo dal Senato elettivo e dall’immunità. Diano un segnale di apertura e di dibattito su questi temi e l’ostruzionismo si può fermare.
La vostra proposta è l’abolizione totale dell’immunità salvando solo l’insindacabilità delle opinioni. Non è troppo?È una scelta razionale: questa immunità non serve più, le ultime richieste di carcerazione e di utilizzo delle intercettazioni sono state tutte accolte. Lo scudo serve solo a perdere due-tre mesi, un tempo in cui il politico coinvolto potrebbe inquinare le prove o addirittura scappare.
Su queste basi è difficile trovare un’intesa con tutti...Noi con il Pd stiamo usando un metodo trasparente, senza veti e tabù. Facciamo una proposta, leggiamo la controproposta e poi, se possibile, cerchiamo una sintesi. Se la troviamo, la sottoponiamo on line ai nostri iscritti. Il punto è che quando c’è da mettersi a trovare un vero punto di contatto, loro rinviano. Come accaduto nel nostro secondo incontro quando noi abbiamo messo sul tavolo il tema della governabilità, e loro invece sulle preferenze sono stati vaghi e misteriosi.
Altre aperture che potrebbero sbloccare i lavori al Senato?Mi ripeto: si favorisca senza paure la libera discussione sul Senato elettivo, poi il voto dell’Aula decide. L’altra nostra priorità è nota: riduzione del numero dei deputati e dei loro stipendi. E per l’Italicum sbarramento ai pregiudicati, doppio turno di lista per evitare nuovi Mastella che condizionino i governi, il «no» alle pluricandidature. Battano un colpo...
Sulle preferenze siete pronti ad un compromesso?Le ho già spiegato il metodo. Sui temi che ci stanno a cuore non diciamo "prendere o lasciare". Si trova il punto di contatto, poi decide la rete.
E se le riforme andassero a sbattere?Se questo fosse l’epilogo, noi siamo pronti al voto. Ma prima sarebbe auspicabile cambiare la legge elettorale. Noi siamo disponibili, con il Pd possiamo chiudere in pochi giorni.
In un movimento che ha regole molto particolari, lei si sta assumendo responsabilità rilevanti...Non mi sono autonominato. Grillo e Casaleggio hanno ritenuto che la più alta carica istituzionale dovesse guidare la spedizione. È chiaro che questa scelta poteva passare nei gruppi parlamentari, ma i tempi erano serrati. Però con me ci sono sempre i capigruppo. E poi tutto si sta svolgendo nel modo più legittimo. Al primo tavolo ci siamo presentati con la legge elettorale scelta dagli iscritti. A giorni metteremo a votazione la piattaforma per continuare a parlare con il Pd. Inoltre, non andremo ad un terzo incontro senza risposte scritte. Mi riservo però, a faccenda chiusa, di scrivere una lettera agli attivisti per mettere in fila i fatti di queste settimane...
Inizi a metterli in fila ora...Bisogna partire dal 26 maggio. Quel giorno abbiamo capito che avevamo avanti, potenzialmente, 4 anni di legislatura. E allora ci siamo dati un obiettivo. Portare qualcosa di buono in una legge elettorale pericolosa e sbagliata. Mettere i nostri voti a disposizione di cause positive per il Paese. È una linea politica condivisa, al netto di qualche "strambata" della stampa e di pochissimi dei nostri.
Viene accusato di muoversi a titolo personale...Dimostrerò con i fatti che non ho interessi né ambizioni personali. Quanto ai pochi che si lamentano, ricordo che quando le forze politiche parlano più di sé che degli italiani, iniziano a morire.
Non ci sono state frizioni sulla linea con Grillo?Fin quando ciascuno resta se stesso, il Movimento è salvo. Fin quando non vedo me parlare come Grillo, e Grillo parlare come me, abbiamo un futuro.
Siete pronti a dialogare anche su altro?Noi siamo dell’idea che le riforme costituzionali non possono monopolizzare il dibattito. Ci sono 10 milioni di poveri che non troveranno pane nel nuovo Senato. C’è una pressione fiscale insopportabile. Governo e Parlamento devono occuparsi di economia. Noi siamo e restiamo opposizione, ma il Paese viene prima di tutto. Se prendessero la nostra proposta sul reddito di cittadinanza e sull’abolizione dell’Irap alle microimprese, ci assumeremmo le nostre responsabilità anche in sede di legge di stabilità. Siamo pronti anche a parlare di giustizia. A Orlando abbiamo già chiesto di rispolverare l’anticorruzione che hanno arenato. E poi riforma della magistratura, responsabilità civile, immigrazione clandestina... non ci sono tabù. Sono stato il primo a chiedere che il Movimento abbia un confronto sulla rete su questi temi.