martedì 7 febbraio 2012
​Morrone, direttore generale del San Camillo: ci capita anche di dover rimediare ai danni fatti in altri Paesi. Numero verde del ministero dell'Interno cui chiedere aiuto.
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Tremila bambine nate e cresciute in Italia rischiano di essere sottoposte a mutilazioni genitali.Sono le figlie delle immigrate che provengono dal Corno d’Africa o dal Mali o dall’Egitto. Per queste madri è necessario rispettare le tradizioni, anche se ci si trova a migliaia di chilometri dalla terra d’origine e anche se questo significa sottoporre la loro bambina ad una procedura chirurgica, non in strutture sanitarie dove è vietata (in Italia si rischia la reclusione fino a 12 anni) ma affidandola a mammane e privati che ne traggono pure un profitto economico. Il tutto in un circuito clandestino che sfugge ai controlli, passa sotto traccia ed è quello dei negozi in cui si fanno i piercing e tatuaggi, con strumenti di fortuna e in condizioni igieniche precarie, basta andare poco fuori dai confini italiani, in Paesi come la Svezia che recentemente si è dotata di una legge contro le mutilazioni genitali femminili.Il numero delle giovanissime italiane a rischio e la cornice in cui avviene questo fenomeno sono il frutto di uno studio dell’ospedale San Camillo-Forlanini, di Roma. «Circa 2.000-3.000 bambine rischiano di essere infibulate», afferma il direttore generale Aldo Morrone che ha diffuso i dati in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Quando non sono le madri a imporre l’infibulazione, capitano anche giovani donne che chiedono l’operazione. Una di queste storie Morrone la racconta perchè si faccia luce. È quella di una ragazza di origine somala. «Abbiamo cercato di dissuaderla ma dopo un anno aveva fatto l’intervento in Svezia, pagando. È tornata da noi perchè le ferite le avevano creato problemi».Morrone esclude che in Italia si pratichi ma al centro di assistenza del San Camillo le donne continuano ad arrivare, dopo operazioni fatte nei Paesi d’origine o altrove.Nel 2009, l’allora ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna ha istituito un numero verde (800 300 558) gestito dal dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno cui rivolgersi per chieder aiuto.
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