L'equipaggio di "Mediterranea Saving Humans" - Mediterranea
In Italia sono indagati per aver ricevuto un sostegno economico di 120mila euro dopo trasbordato dalla petroliera Maersk Etienne 27 migranti da 38 giorni bloccati sulla nave commerciale che li aveva soccorsi nel Canale di Sicilia ma non aveva ottenuto un porto di sbarco. A Copenaghen sono stati premiati con quello che per gli addetti ai lavori è il “Nobel” dei naviganti, il premio internazionale “Søfartsprisen” assegnato all’equipaggio della petroliera e a quello di Mare Jonio, la nave di “Mediterranea Saving Humans”.
“In conformità con lo spirito e lo scopo del Søfartsprisen, i capitani di Maersk Etienne e Mare Jonio sono stati premiati - si legge nella motivazione del riconoscimento assegnato ieri - perché hanno dimostrato un coraggio straordinario e un'immensa attenzione umanitaria in una situazione disperata”.
I comandanti e gli equipaggi “hanno dimostrato, con le loro azioni, il forte spirito dei marittimi che non voltano mai le spalle alle persone in difficoltà in mare. Inoltre, i 38 giorni di stallo politico, senza una soluzione immediata, hanno evidenziato la situazione insostenibile nel Mediterraneo, dove lo sbarco sicuro e rapido non è garantito”. L’organizzazione umanitaria “ha fatto quello che né lo stato di bandiera danese, né l'Ue, né nessun altro soggetto coinvolto sono stati in grado di fare nonostante gli enormi sforzi diplomatici”.
L’inchiesta della procura di Ragusa sulla donazione della compagnia Maersk a Mediterranea attraverso l’armatore sociale va avanti. Nonostante i manager della Maersk abbiano più volte dichiarato di essere disposti a venire interrogati, fino ad ora non sono mai stati contattati dagli inquirenti italiani.
“Noi, marinai e attivisti, abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere. E, come sapete - ha ricordato Beppe Caccia in collegamento con la sede della premiazione nella capitale danese -, otto di noi sono oggi sotto inchiesta, accusati del grave reato di “favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina” proprio per la missione di assistenza e soccorso nel caso della “Maersk Etienne”. Affrontiamo questa inchiesta con la serenità di chi sa di aver fatto quello che era giusto fare. E con la convinzione che, alla fine, sarà la verità ad emergere”.