mercoledì 12 giugno 2019
Un momento della Giornata di studio organizzata dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute a Roma.
In rete al servizio di chi soffre. La sfida della sanità cattolica
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Definire l’identità della sanità cattolica per affrontare le sfide che attendono un settore sempre più in difficoltà, mettendo allo studio strategie che coinvolgano reti territoriali e garantiscano la continuità dell’accesso alle cure. È questo l’obiettivo della giornata di studio organizzata ieri alla Pontificia Università Lateranense dall’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della Salute. Un’occasione per dare il via a una sorta di «processo sinodale», per usare le parole del direttore dell’Ufficio, don Massimo Angelelli, che conduca a una definizione compiuta del ruolo delle strutture sanitarie cattoliche (oltre 260 su tutto il territorio). Il progetto prenderà le mos- se da sette gruppi di studio differenti, che in dieci mesi porteranno alla produzione di un documento unitario con il contributo di tutti gli attori coinvolti, chiamati a condividere esperienze, scambiare best practice e proporre nuovi modelli gestionali e organizzativi. Due le parole d’ordine. Fare rete e vivere la prossimità.

Oggi, di fronte ad una sanità «profondamente cambiata», ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, di fronte a molte persone che si trovano «a dover affrontare sofferenza e malattia senza alcun sostegno», mentre «mancano servizi sanitari territoriali adeguati, servizi domiciliari, sistemi di accompagnamento anche economico», la pastorale della salute dovrà sempre più «farsi carico di queste fragilità». Ecco, dunque, il suo invito a «costruire una rete di vicinanza, accoglienza e sostegno a malati e anziani soli» affinché nessuno si senta più abbandonato, e ad accompagnare con compassione chi si trova nella fase terminale dell’esistenza.

Anche il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, ha fatto notare: «In questo particolare momento storico in cui la sanità cattolica si trova ad affrontare sfide rinnovate, che parlano di difficoltà di gestione e di risorse scarse, sono le rinnovate povertà a richiamarci ad un impegno ancora maggiore, più attento, più trasparente e incessantemente centrato sulla persona ». Il segretario Cei ha messo in guardia da scandali e speculazioni: «Un solo episodio porta alla perdita di fiducia verso l’istituzione». Anch’egli ha richiamato la necessità di aprire un «cantiere sinodale».

Il fare rete è necessario anche per monsignor Luigi Mistò. «Per continuare ad avere una presenza qualificata come sanità cattolica - ha osservato il presidente della Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa presso la segreteria di Stato della Santa Sede - occorre mettere a disposizione degli altri la propria eccellenza per creare qualcosa di più della semplice somma delle parti». La chiave sta nella valorizzazione della sanità territoriale su cui riversare parte dell’impegno quasi totalmente a carico dei servizi ospedalieri. «Siamo di fronte a un passaggio di ampia portata che richiede scelte coraggiose - ha continuato Mistó -. È imprescindibile un forte impegno di comunione tra i diversi attori di marca cattolica».

Ad esempio un contratto di rete, come negli Usa. Un riconoscimento alla sanità cattolica è venuto anche dalla ministra della Salute, Giulia Grillo, che in un messaggio inviato al convegno afferma: «Il vero segno della civiltà di un paese è poter accedere a cure di eccellenza e la sanità cattolica senza dubbio le offre ». «Certamente – prosegue – si combatte con un problema di tipo economico, le nuove tecnologie hanno costi talmente alti che a volte ci si interroga sulla loro sostenibilità. Occorre spostare la salute dall’ospedale al territorio, dalla sanità ospedalizzata alla sanità territoriale». La Pontificia università Lateranense avvierà un cammino di formazione specifica per chi opera nel mondo della salute. «Un primo accordo è stato sottoscritto con l’Ospedale Bambino Gesù ha spiegato il rettore Vincenzo Buonomo -. Un servizio che l’Università del Papa vuole offrire in collaborazione con il dicastero per il Servizio allo Sviluppo umano integrale».

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