mercoledì 16 luglio 2014
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Si allungano i tempi per il primo via libera a Palazzo Madama della riforma costituzionale del Senato. E i dissidenti del Pd tornano a far sentire forte la propria voce, dicendosi ad una seconda Camera non elettiva. Stamattina è ripreso l'esame del ddl di riforma costituzionale: dopo la pioggia di emendamenti presentati (oltre settemila) che ora dovranno passare al vaglio di ammissibilità, l'inizio delle votazioni però potrebbe slittare, probabilmente a lunedì pomeriggio. Anche perchè da giovedì pomeriggio e per tutto venerdì Palazzo Madama sarà impegnato con la prima conferenza parlamentare del semestre Ue. Ieri sera i gruppi e i senatori singolarmente hanno depositato le loro proposte di modifica al testo uscito dalla commissione. Ostruzionismo dalle opposizioni: da Sel sono stati depositati quasi 6mila emendamenti, un altro migliaio dai dissidenti di Fi e Gal. A questi si sono aggiunti i 200 emendamenti del M5S e un centinaio anche della Lega Nord. Il Pd ne ha avanzate 48, come gruppo, quasi 60 sono quelli presentati dai "ribelli" capeggiati da Vannino Chiti e Felice Casson. Poi ci sono 14 emendamenti firmati da Ncd e 15 da Fi. E proprio Vannino Chiti, autore di una proposta alternativa che raccoglie molti consenti all'intero del M5S, ha usato parole durissime in aula. "Non esiste una democrazia senza cittadini. Compito nostro dovrebbe essere non chiuderla in piccole stanze di addetti ai lavori. Stiamo imboccando in senso contrario l'autostrada sul senso della democrazia" ha detto ammettendo di trovarsi in una posizione difficile perché in contrasto con la linea del suo partito ed etichettato come "eretico" solo perché difende la sovranità dei cittadini. Critiche anche alle ripercussioni che il nuovo assetto istituzionale avrebbe nell'elezione del presidente della Repubblica. "L'ombra è quella di un presidente eletto senza i contrappesi forti" di un Senato eletto dai cittadini, "quella di un modello regionale che diventa nazionale" ha detto Chiti. "Mi meraviglia che il ministro Boschi "lo sostenga in una intervista all'Avvenire. Ci si rende conto di quel che si fa o si scherza con il futuro della nostra Italia e del nostro Paese?". Di riforma non "accettabile" e di un comportamento in linea con la propria coscienza ha parlato Domenico Scilipoti protagonista di una giornata da cardiopalma per la politica italiana, quando il governo Berlusconi ottenne una non scontata fiducia in Parlamento e si cominciò a parlare del gruppo dei "responsabili" di cui Scilipoti, ex Idv, prese parte, e che che votò per non far cadere l'esecutivo.

Il presidente del Senato Pietro Grasso risponde dall'aula alle accuse del Fatto Quotidiano che aveva denunciato la sua assenza. "Il comandante resta sempre a bordo della nave" ha detto con un riferimento indiretto alla richiesta di dimissioni avanzate dal giornale. Poi la smentita "ufficiale" sulle pagina facebook: ero in aula lunedì, oggi e lo sarò per i prossimi giorni. "Il mio ruolo è quello di arbitro, di garante di tutti i senatori nell'esercizio del loro mandato. In questo momento così delicato non intendo sottrarmi a questo compito".

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