La "volta buona" taglia il primo traguardo. Dopo aver celebrato una settimana fa lo storico 40,8% fatto segnare al "suo" Pd nelle elezioni europee, domani - festa della Repubblica - sarà una giornata doppiamente particolare per Matteo Renzi. Coinciderà, per il presidente del Consiglio (che oggi sarà a Trento, dove interverrà al Festival dell’economia per parlare di classe dirigente e dove è probabile che abbia un incontro con l’ad di Fiat/Chrysler, Sergio Marchionne, ormai schierato pure lui dalla sua parte dopo uno scontro iniziale due anni orsono), con i primi 100 giorni di attività del suo governo, insediatosi il 22 febbraio. È la scadenza tradizionale usata per stilare un bilancio, per quanto parziale, della sua attività. In 14 settimane ci sono state 17 riunioni del Consiglio dei ministri, durante le quali sono stati varati 11 decreti-legge (soltanto uno, peraltro, negli ultimi 40 giorni) e 4 disegni di legge. Una conferma, questa, che fra le tante rivoluzioni annunciate dall’ex sindaco di Firenze fatica a prender corpo, in attesa della fine del bicameralismo, quella di un rapporto più equilibrato fra l’esecutivo e il Parlamento che vaglia i suoi provvedimenti. Non a caso, con quello della Camera al dl sull’emergenza abitativa, il 19 maggio, sono saliti già a 9 (quasi una ogni 10 giorni) i voti di fiducia, con un crescendo tra fine aprile e maggio (a queste vanno sommati i 2 voti ottenuti dopo le dichiarazioni programmatiche, col picco al Senato - dove l’equilibrio è più incerto - di 169 voti). Si tratta d’altronde di un fenomeno dovuto anche al fatto che, al di là del clamoroso risultato delle Europee, gli stessi gruppi parlamentari del Pd risentono della "vecchia" composizione e sono stati quindi in parte critici ai provvedimenti renziani. Ora bisognerà vedere se il post-voto "regalerà" nuovi equilibri al governo. Intanto Renzi non ha intenzione di farsi frenare e punta più che mai ad andare avanti fino a fine legislatura («Non so se sia un bene o un male, ma credo che per qualche anno non vedrete altri presidenti del Consiglio»), come ha ricordato ieri in un’intervista alla Stampa in cui ha indicato la Germania di Angela Merkel come «un modello e non un nemico» (l’intervista era "multipla", anche a 5 giornali europei), pur dovendo cambiare rotta nella Ue. Il governo guarda ora solo a come capitalizzare la vittoria, mettendo in fila una serie di nuove riforme: giustizia (civile) e misure per il Made in Italy nel Consiglio dei ministri di venerdì, delega fiscale e competitività il 13. Incalza poi la guida del semestre Ue che parte il 1° luglio, le cui parole d’ordine saranno coniugate mercoledì mattina in una riunione interministeriale a Palazzo Chigi. «Ci siamo rimessi in marcia», assicura il premier. Intanto diamo un’occhiata, in sei box, a quello che è stato messo in campo fino a oggi.
© Riproduzione riservata