Maria Bambina ha 79 anni. È stata operata al cuore, ha quattro bypass, soffre di diabete e colesterolo alto. Ma la malattia che più la consuma in queste calde giornate d’agosto è la solitudine. L’anziana, che vive alla Barona, l’unico contatto quotidiano che ha da due mesi a questa parte è con il volontario dell’amministrazione comunale che ogni giorno (escluso la domenica) le consegna i pasti a domicilio. Un servizio che l’amministrazione ha attivato dallo scorso giugno per aiutare e offrire assistenza alle persone fragili: persone anziane e disabili, persone sole in città. «Ho perso anche il conto dei giorni, non so se è lunedì o martedì», dice la donna, raccontando le sue giornate torride e di solitudine, trascorse a sfogliare giornali e ad accarezzare il gatto. Con le tapparelle abbassate, le finestre socchiuse e un piccolo ventilatore che sposta l’aria calda del soggiorno.Maria Bambina è autonoma e non è una di quelle seimila persone "in codice 3" (per problemi di salute), per le quali il Comune ha attivato il servizio di teleassistenza. In realtà Maria Bambina ha anche due figli. Il più grande, con famiglia, è in vacanza, ma lei non ricorda (o non sa) dove. Il secondogenito, che ha 47 anni, non si è ancora sposato, è in città e sta lavorando. Lo sente un giorno sì e uno no. «Quando mi viene a trovare, si siede in cucina, davanti al televisore acceso e dopo aver mangiato se ne va – racconta –. Ci parliamo poco». Il marito è morto quattro anni fa, improvvisamente. «Non ha mai avuto neanche un raffreddore – prosegue – poi un giorno non si è sentito bene e dopo mezz’ora non c’era già più». Insieme hanno trascorso una vita a vendere fiori nella bottega sotto casa, che oggi è diventata una sartoria gestita da tre giovani donne cinesi (aperta anche in agosto). Del passato le è rimasta la passione per i fiori (ne ha dappertutto in casa) e una pensione, la minima, da poco più di 400 euro al mese. E così se non fosse per Carlo, 61 anni, il volontario che ogni giorno le porta il pranzo, Maria Bambina trascorrerebbe le giornate più calde dell’anno in totale solitudine, chiusa in un appartamento al pian terreno dove in camera da letto, già alle sette della mattina, il termometro segna 37°.«Come stai oggi? Non ci parlare dei tuoi acciacchi però», scherza il volontario, posando il vassoio del pranzo sulla tavola della cucina. «Ti ha telefonato tuo figlio?» si informa. Iniziano a parlare del più e del meno e le dice che oggi (ieri, ndr) dovrebbe essere l’ultima giornata torrida dell’estate. Un piccolo giro per la casa: i fornelli del gas sono chiusi ed è tutto a posto. Carlo si prepara per la prossima consegna. «Non lasciatemi sola», saluta Maria Bambina e dà una pacca d’affetto sulla spalla dell’uomo. Carlo chiude la porta. Ci sono ancora 12 consegne da fare al quartiere Barona. Gli hanno assegnato questa zona della città perché la conosce bene, anche lui abita qui. È piastrellista, ma, con la crisi, è rimasto senza lavoro e le imprese non lo chiamano più. Cinque anni fa ha perso un figlio, il più grande: «Per un problema di droga e alcol», racconta quasi vergognandosi, salendo sul furgoncino che utilizza per la consegna dei pasti. «E ho paura che anche il secondo faccia la stessa fine: ha 23 anni ed è senza lavoro. Fino a due anni fa faceva il gommista. Ha perso la speranza di trovare un altro posto e va in giro tutto il giorno a non far nulla. La crisi è anche questo: non c’è lavoro e i giovani sono più a rischio». È tardi. Carlo si allontana. Lungo il marciapiede c’è una donna anziana che spinge a fatica il carrello della spesa. Anche lei è sola, a Milano, d’agosto.