domenica 14 maggio 2023
Il futuro della fisica potrebbe giocarsi nel piccolo comune di Lula, in Barbagia. Governo, Regione e comunità scientifica scommettono sul progetto per combattere spopolamento, crisi e disoccupazione
Una delle immagini raccolte dal telescopio spaziale americano Hubble

Una delle immagini raccolte dal telescopio spaziale americano Hubble - Ansa

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Entro due anni si saprà se una miniera dismessa, Sos Enattos, al centro di un triangolo agropastorale formato dai piccoli comuni di Lula, Bitti e Onanì – in piena Barbagia – potrà diventare il più grande microfono del mondo per captare le elusive onde gravitazionali e dar voce ai segreti dell’universo. Un piccolo Cern nel cuore di una regione segnata dallo spopolamento e dalla crisi economia, là dove silenzio e desertificazione sociale possono diventare una straordinaria risorsa.

L’operazione avveniristica si chiama Einsten Telescope e porterebbe la Sardegna nel gotha dei centri mondiali di ricerca della fisica. Un progetto, se attuato, in grado di costituire anche un volano di sviluppo economico fondato su moderne tecnologie: una parte rilevante del volume d’investimenti calcolato in oltre 4,5 miliardi, per 36mila posti di lavoro in nove anni, si fermerà infatti sull’isola. Nei giorni scorsi è stato pubblicato il principale bando di gara del progetto Pnrr Etic (Einstein telescope infrastructure consortium, appunto): si tratta di una gara europea del valore di 14 milioni di euro, per la realizzazione dello studio di fattibilità tecnica ed economica della grande infrastruttura in Sardegna. “Et” sarà il futuro rivelatore europeo di terza generazione per la ricerca sulle onde gravitazionali e l’Italia è candidata – in competizione con un altro sito collocato nell’Euregione Mosa-Reno di confine tra Paesi Bassi, Belgio e Germania – a ospitarlo qui, a nordest dell’isola, nell’area della ex miniera metallifera (dove sono presenti notevoli quantitativi di blenda) in un paesaggio di grande bellezza. La gara è stata bandita con atto di delibera della Giunta esecutiva dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, che coordina il progetto Etic finanziato con 50 milioni di euro su fondi del Pnrr nell’ambito della Missione 4 Istruzione e Ricerca, coordinata dal Ministero dell’Università e della Ricerca. «Lo studio fornirà tutti gli elementi territoriali e costruttivi di sostegno alla candidatura della Sardegna a ospitare Einstein telescope», spiega Maria Marsella, responsabile del WP6 “Sustainable Design” del progetto. «Un gruppo di lavoro multidisciplinare seguirà lo sviluppo delle soluzioni ingegneristiche per garantire la compatibilità con i requisiti definiti dalla comunità scientifica e favorire l’applicazione di strategie sostenibili per l’ambiente e il territorio. I risultati permetteranno di ottimizzare la localizzazione, in superficie e in sotterranea, delle infrastrutture di “Et” nell’area di Sos Enattos», conclude Marsella.

Rispetto al sito concorrente Mosa-Reno ( oltre 3 milioni di abitanti), quello di Sos Enattos (poco più di 4mila abitanti nei tre comuni interessati) si presenta strutturalmente più debole per la rete dei servizi ancora da costruire, ma ha il vantaggio di essere in una zona isolata, con minori interferenze, con bassi rumori sismici e antropici. «Lo studio oggetto della gara ha un alto livello di complessità e di unicità, e richiederà l’impegno di un’azienda con elevate competenze », sottolinea Gaetano Schillaci, responsabile unico del procedimento di gara. La scadenza per la presentazione delle offerte è fissata il per il 29 giugno. «Il Governo crede fortemente nella candidatura del nostro Paese e fin dall’inizio ha fatto di Einstein telescope una priorità. Possiamo vantare – ha detto per parte sua la ministra Anna Maria Bernini, che lo scorso 20 marzo ha visitato la miniera – una lunga tradizione scientifica che ha portato già alla realizzazione di infrastrutture come i laboratori sotterranei del Gran Sasso o all’installazione in Toscana del rilevatore Virgo, finora l’unico laboratorio in Europa dedicato allo studio delle onde gravitazionali ». La Regione sarda ha preso un impegno formale con Roma per stanziare 350 milioni di euro da aggiungere al finanziamento statale, che sarà di circa 1 miliardo una volta che sarà definita la miniera di Sos Enattos quale luogo deputato a ospitare “Et”. «Il nuovo rivelatore gravitazionale – ha spiegato il governatore Christian Solinas – rappresenta un’opportunità di sviluppo unica nel suo genere».

Per il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, che presiede il comitato scientifico a supporto della candidatura italiana, non ci sono dubbi: «Il sito di Lula è la scelta migliore. Poche vibrazioni grazie al granito, assenza di carico antropico e silenzio». Il tempo c’è, la scelta del sito non avverrà prima della fine del 2024 (l'osservatorio sarà operativo non prima del 2033), due anni in cui l'Italia dovrà essere forte nelle sedi internazionali. «La decisione da un lato è politica – spiega Parisi – perché saranno le cancellerie europee a suggerire alle persone coinvolte che cosa bisogna votare, per questo è fondamentale avere un buon rapporto internazionale e che il Governo prenda un impegno deciso e scritto così che la candidatura possa ricevere tutta l’appoggio nelle sedi opportune».

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