"Non ti preoccupare fratello, Dio ci aiuta e fa uscire lui perché non possono fargli niente, perché lui non ha fatto niente». Sarebbero parole del «vero» Medhanie Mered Yehdego, eritreo, il "Generale", uno dei più grandi boss del traffico di esseri umani sulla rotta Eritrea-Sudan Libia - Italia mentre «chatta» via facebook con un suo amico riferendosi a Medhanie Tesfamariam Berhe, 29 enne connazionale che sarebbe a processo al suo posto a Palermo. Ieri l’udienza è stata rinviata al 28 novembre. L’uomo identificato come Medhane Yehdego Mered è stato arrestato in Sudan il 24 maggio scorso ed estradato a Roma due settimane più tardi. Il difensore dell’uomo, Michele Calantropo, però ha detto che ci deve essere stato uno scambio di identità e che il suo cliente è il rifugiato eritreo Medhanie Tesfamariam Behre che non è mai stato in Libia. Come abbiamo scritto su "Avvenire" il 15 novembre, l’uomo ha svolto il servizio militare in Eritrea fino al 2014, poi è fuggito in Etiopia e quindi ha raggiunto il Sudan. Le foto sul tesserino di identificazione dell’esercito asmarino sono diverse da quelle del vero "Generale", riconosciute da molti profughi che lo hanno pagato per raggiungere l’Europa.
Calantropo ha inoltre aggiunto che l’identità dell’imputato dovrebbe essere chiarita prima dell’inizio del processo e ha programmato il 2 dicembre un confronto tra voci per determinare se quella registrata nelle conversazioni telefoniche del trafficante corrisponda a quella di Behre. I pm Calogero Ferrara e Claudio Cammilleri continuano a sostenere di aver catturato l’uomo giusto anche se possono aver ottenuto il nome sbagliato. Ma nuovi dubbi sulla vera identità dell’uomo sotto processo a Palermo con l’accusa di traffico di migranti affiorano anche da Facebook. Il quotidiano inglese "Guardian" rivela che il vero Medhanie Yehdego Mered ha scritto sulla sua pagina del social media dello sbaglio. «Hanno fatto un errore con il suo nome, ma tutti sanno che non è un trafficante, spero verrà rilasciato perché non ha fatto niente. Non possono fargli nulla», ha scritto Mered in un messaggio. Due fonti confermano che si tratta della pagina del vero trafficante che usa il nome Meda Yehdego, con tanto di foto del figlio e messaggi scambiati con la moglie. Il difensore ha spiegato di essere riuscito a contattare un eritreo che vive in Canada il quale conosce il boss e ha acconsentito all’avvocato di consultare le chat. L’ultimo contatto secondo la difesa risale a domenica scorsa. Il giallo continua, secondo fonti della diaspora eritrea il vero Mered continuerebbe a spostarsi indisturbato dalla Libia a Dubai.
Il legale del profugo eritreo Medhanie Tesfamariam Berhe, a processo a Palermo con l'accusa di essere il boss Mered Yehdego, mostra i post del criminale che confermano lo scambio di persona
© Riproduzione riservata