mercoledì 25 ottobre 2023
Dagli uffici del ministro della Cultura, Sangiuliano, inviata una segnalazione all'Antitrust sul sottosegretario che replica: non mi dimetto. Opposizioni all'attacco
Il ministro Gennaro Sangiuliano con Vittorio Sgarbi e l'attore Giancarlo Giannini

Il ministro Gennaro Sangiuliano con Vittorio Sgarbi e l'attore Giancarlo Giannini - Fotogramma

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Divampa il caso Vittorio Sgarbi che arriva anche all’Antitrust su segnalazione dello stesso Gennaro Sangiuliano, titolare del dicastero di cui il critico d’arte è sottosegretario. L’Autorità ha confermato di aver ricevuto la documentazione dal ministero della Cultura e di averne «immediatamente iniziato l’esame», dopo che il ministro, in un’intervista al Fatto di ieri, si è detto «indignato per il comportamento» dell’ex deputato, «del resto, si sa, non l’ho voluto io», ha precisato; e in serata ha fatto sapere di voler prendersi un po’ di tempo per valutare eventuali provvedimenti. Anche Palazzo Chigi sta seguendo la vicenda e a quanto pare – hanno chiarito fonti vicine al governo – la premier sarebbe intenzionata ad approfondire la vicenda «appena le sarà possibile» e successivamente farà le sue valutazioni.

Sgarbi pare però intenzionato a dare battaglia e nonostante le richieste arrivate dalle opposizioni (compresa una mozione M5s) ha già garantito che non si dimetterà («Non c’è alcuna possibilità»).

Sono due le questioni che coinvolgono il sottosegretario. La prima, oggetto di un’inchiesta della procura capitolina, riguarda l’acquisto di un dipinto all’asta che Sgarbi si sarebbe aggiudicato facendo figurare la fidanzata Sabrina Colle come acquirente. Circostanza che avrebbe evitato di esporre l’opera al Fisco, con cui il critico avrebbe un debito di circa 715mila euro. Il quadro in questione è “Il giardino delle fate” (1913) di Vittorio Zecchin, che secondo Sgarbi è stato donato alla compagna da Corrado Sforza Fogliani, ex capo Confedilizia. L’altra faccenda riguarda invece una serie di conferenze, lezioni, inaugurazioni, per le quali il sottosegretario avrebbe ricevuto sostanziosi emolumenti (la legge sul conflitto di interessi lo vieterebbe). Anche in questo caso il diretto interessato ha negato tutto e ha annunciato una querela per il «grave danno reputazionale» ricevuto.

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