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«I dati clinici del Rapporto mostrano come le patologie del sistema circolatorio (ipertensione) ed endocrino-metabolico (diabete) costituiscano più di un terzo di tutte le diagnosi nelle persone nella fascia di età maggiore di 45 anni (circa il 30% dei pazienti) - spiega la dottoressa Anna Spada, volontaria del Naga -. Si tratta di patologie croniche che necessitano di una gestione costante che, secondo la normativa vigente, dovrebbe essere garantita dalle istituzioni del servizio sanitario. Tuttavia, in assenza di strutture ambulatoriali ad accesso diretto la sola strada percorribile è il ricorso alle organizzazioni del terzo settore, o al Pronto Soccorso. Siamo quindi di fronte ad una fascia di popolazione non più giovane, verosimilmente presente da lungo tempo sul nostro territorio che diventa “visibile” solo quando si ammala».
Questo in sintesi il bilancio di quattro anni di attività degli ambulatori del Naga, con oltre 8mila persone persone straniere non in regola visitate tra il 2018 e il 2022, confluiti nell'ultimo rapporto, intitolato "Inclassificabili", dell'associazione che fornisce assistenza sanitaria, sociale e legale ai cittadini stranieri.
Per quanto riguarda i soggetti più giovani invece e di nuovo arrivo (con permanenza in Italia inferiore a 1 anno) risultano meno affetti da patologie gravi per il cosiddetto healthy migrant effect, ma vanno incontro a patologie correlate alle loro condizioni lavorative e abitative, quali i traumatismi e le patologie cutanee, in particolare la scabbia. Infine, è significativa la relazione tra lavoro e salute mentale: «Il declassamento professionale si associa ad un aumentato rischio di disordini mentali e comportamentali. I dati ci raccontano una popolazione che arriva con caratteristiche di grande forza in termini di salute e di istruzione, che vengono poi erose dalle condizioni di permanenza in Italia che diventa, di fatto, una permanenza patogena» conclude la volontaria del Naga.
Quasi la metà delle persone (45%) dichiara un livello di istruzione corrispondente alla scuola superiore o più avanzata , mentre il 5.5% non è in possesso di un titolo d’istruzione. Tra le donne è più frequente un livello di istruzione superiore o universitario. Più di metà della popolazione è disoccupata (54.9%), con un trend in aumento dal 2018 al 2022 (dal 42.9% al 58.6%). Circa l’85 % della popolazione era invece occupato nel Paese d’origine. La percentuale di soggetti disoccupati è maggiore tra coloro che sono arrivati in Italia più recentemente (67.8% dei soggetti arrivati da meno di un anno) e tra coloro arrivati in Italia da più di 4 anni (51.4%). La maggior parte delle donne occupate svolge in Italia la professione di collaboratrice domestica (58.7%), mentre per la popolazione maschile la situazione è più eterogenea. Tra le professioni svolte nel Paese d’origine, la maggior parte delle donne svolgeva attività nel commercio e nei servizi (25.2%) e il 20% svolgeva attività con elevato livello di specializzazione; per la popolazione maschile, invece, circa il 40% svolgeva anche nel proprio Paese occupazioni elementari. Dal 2018 al 2022 è aumentata la percentuale di persone senza fissa dimora (dal 17.7% al 22.6%).
La ricerca è stata elaborata tenendo conto e correlando parametri demografici (nazionalità, età, genere, istruzione), socio-economici (situazione abitativa, condizioni lavorative e situazione familiare), anzianità migratoria e dati clinici. I dati che comprendono: parametri demografici , l’anzianità migratoria e le condizioni cliniche. Il database del Naga risulta essere infatti una eccezionale fonte di informazione sulle persone senza permesso di soggiorno, come ampiezza del campione e continuità temporale dei dati, raccolti a partire dal 2000 (quelli clinici dal 2018). Tra le donne i motivi il motivo di valutazione più frequente è la gestione della contraccezione e tra le patologie più frequenti quelle all'apparato genitourinario, mentre tra gli uomini la categoria diagnostica più frequente è quella relativa a patologie dell’apparato muscoloscheletrico. La frequenza delle malattie infettive è limitata (3- 5.5%). In questa categoria diagnostica spicca come patologia prevalente la scabbia (27-47%). Per quanto riguarda gli arrivi, l'area più rappresentata è l'America Latina, seguita dal Nordafrica. Dai dati degli ambulatori risulta il Perù al primo posto, seguito da Marocco, Egitto e Bangladesh.
In conclusione, anche se come si evince dal titolo del rapporto, e come sottolineano i responsabili dell’associazione, “i dati analizzati ci offrono un quadro di una popolazione difficilmente classificabile!”, ciò che di fatto rivelano è un peggioramento generale a livello di integrazione e di inclusione.