Il ministro dell'economia Giorgetti - Imagoeconomica
Nel pieno della sessione di bilancio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lancia un appello a fare ciascuno la propria parte. E lo fa parlando in videocollegamento con l’assemblea dell’Anci: «Serve il contributo di tutti», dice rivolto ai sindaci che hanno criticato i tagli in manovra; ai primi cittadini servono «sempre maggiori risorse», ma il mio ruolo, spiega, «mi impone» soluzioni che concilino «le esigenze locali” con gli “obiettivi complessivi del Paese». È per questo equilibrio, rivendica il leghista, che due agenzie di rating hanno rivisto al rialzo le attese sull’Italia (e nella notte era atteso il giudizio di Moody’s). Cresce intanto l’attesa per il vertice di lunedì tra la premier Giorgia Meloni e i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, chiamato a sciogliere diversi nodi. A partire dal canone Rai, che tiene in stallo il decreto fiscale in Senato. Per la Lega la conferma della riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro «è una priorità», avvisa il capogruppo in Senato, Massimiliano Romeo. Ma FI non ci sta: è una scelta «ridicola», commenta Tajani. I partiti intanto piazzano le rispettive bandierine, che trovano posto negli emendamenti “super-segnalati” alla manovra, già circa 220 in un elenco che circola tra i parlamentari.
All’Anci Giorgetti argomenta che la riduzione delle risorse per gli investimenti pubblici disposta dalla manovra è dettata dal bisogno di «dare priorità all’utilizzo delle somme previste dal Pnrr». E l’invito a collaborare è subito raccolto dal neopresidente dell’Anci, Gaetano Manfredi: presenteremo al governo «un’agenda con le priorità». Intanto i rischi per guerre e dazi sono sempre lì, pronti a provocare volatilità, e l’alto debito pubblico resta un peso, ma la frenata dell’inflazione e la riduzione dei tassi mantengono l’Italia, famiglie e imprese stabili o in progresso sul piano finanziario. La Banca d’Italia, nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria, non nasconde i timori per l’andamento dell’economia globale, europeo e nazionale che si mantiene fiacco. Nel nostro Paese il Pil in frenata e l’alto debito rendono il quadro ancora fragile, con una debolezza dell’industria.
La lotta all’inflazione vinta dalla Bce comunque ha portato i suoi benefici negli ultimi mesi non solo alle banche, tramite aumento dei margini e quindi degli utili, ma anche alle famiglie (spesso indebitate a tasso fisso), le quali hanno così visto risalire il potere di acquisto. A spingere il reddito disponibile è arrivato anche il rinnovo di alcuni contratti e il generale aumento dell’occupazione. L’istituto centrale stima per il 2025 un calo della loro vulnerabilità finanziaria, mentre sarà stabile all’1,5% la percentuale di nuclei finanziariamente fragili. Sempre sulle famiglie l’attenzione della Banca è su un aspetto dei loro portafogli. Negli ultimi anni è cresciuto molto l’investimento nei certificates, strumenti finanziari derivati proposti dagli operatori che rappresentano il 12% dei titoli di debito detenuti dalle famiglie per 56 miliardi di euro contro i 44 del 2023, una quota seconda solo ai titoli di stato. Si tratta di strumenti che possono portare anche a «perdite gravi» e che richiedono cautela.