Nota del Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana in vista delle elezioni politiche.L’Azione cattolica italiana, associazione radicata su tutto il territorio nazionale, nell’intento di interpretare le domande più profonde dei cittadini, sente la responsabilità di prender parola intorno alla delicata vicenda politica italiana, nell’imminenza delle elezioni. Riteniamo doveroso intervenire – andando oltre i clamori e i frastuoni del dibattito politico-elettorale contingente – per portare nuovamente all’attenzione del Paese e, in particolare, alla responsabilità del futuro Parlamento, i temi che ci stanno più a cuore. Si tratta, in verità, soltanto di alcune delle numerose domande di cambiamento emerse con forza nel confronto con le migliaia di persone incontrate durante questi mesi nel servizio che l’Azione cattolica italiana sperimenta quotidianamente tra la gente e per la gente.
Di fronte all’oggiSiamo dentro a una stagione difficilissima per tutti i cittadini italiani e, in particolare, per le fasce sociali più deboli. La crisi – finanziaria, economica e, ancor più, culturale, valoriale – continua a mettere a durissima prova il Paese, scaricando i suoi costi in modo insopportabile soprattutto sulle giovani generazioni. Da una parte, l’aumento del costo della vita e, dall’altra, la precarietà delle condizioni lavorative hanno prodotto forte disagio e alimentato grave sfiducia, in alcuni casi degenerata in veri e propri atti di disperazione. Come cittadini cristiani, non possiamo restare sordi o inerti dinanzi a tali drammatiche vicende: a ciascuno di noi, a tutte le persone di buona volontà, è richiesto anzitutto di prodigarsi in modo sincero e costruttivo, ciascuno nei propri ambiti di impegno, per ricostruire la tela della speranza e restituire dignità a chi vive le troppe fatiche del tempo presente.Alla classe politica che governerà il Paese chiediamo con forza di adoperarsi in modo adeguato, giusto e di largo respiro mediante interventi mirati a tutela delle situazioni più gravi, e soprattutto politiche di medio e lungo periodo, in grado di promuovere condizioni di vita più solide per le famiglie e di garantire un futuro per le prossime generazioni.L’Italia sta vivendo un periodo di sacrifici durissimi. L’urgenza di far fronte alle conseguenze della crisi economica potenzialmente più nefaste per il Paese, mettere ordine nei conti dello Stato e operare una riduzione dell’ancora massiccio debito pubblico ha reso necessario adottare politiche di austerità, che tuttavia rischiano di essere percepite semplicemente come ingiuste, se varate senza equità e proporzione, come ha ribadito anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo messaggio di fine anno. Si tratta, invero, di un tema complesso, la cui responsabilità è da ascriversi a molteplici cause, non ultima un lungo periodo di riforme economiche mancate e di promesse sociali tradite.
Partecipazione, coesione e solidarietàIl Paese, dunque, vive, da Nord a Sud, una stagione di grave lacerazione del proprio tessuto politico, economico, sociale e culturale. Nel ribadire la necessità di una maggiore attenzione in favore delle categorie più deboli e delle zone più svantaggiate della nazione, a partire dal Mezzogiorno, chiediamo che l’intero Paese si impegni per una cultura della partecipazione e della responsabilizzazione di amministratori e amministrati, contro ogni logica di tipo assistenziale o clientelare. Le politiche pubbliche, a tutti i livelli di governo, dovranno essere maggiormente ispirate a criteri di competenza, merito e responsabilità. Al riguardo, rivolgendoci anche alle amministrazioni locali, chiediamo la massima trasparenza nella gestione dei fondi pubblici, affinché si avvii finalmente un reale e virtuoso processo di crescita. Muovendo proprio dai sacrifici compiuti, occorre che il futuro Parlamento sappia coniugare rigore ed equità, legalità e sviluppo, così da riequilibrare il costo sociale della crisi e rilanciare l’economia del Paese. In questo modo – pur restando consapevoli delle difficoltà che ancora ci attendono – ci auguriamo che si possa gradualmente aprire una stagione di maggiore fermento economico, di rinnovata fiducia sociale, di più larga convergenza sui valori fondamentali in gioco.Il nostro Paese è, inoltre, chiamato a interpretare con coraggio la propria possibile funzione di ponte tra l’Europa e la sponda sud del Mediterraneo, per interagire in modo significativo con le trasformazioni in atto nel continente africano e in Medio-Oriente. Un compito che l’Italia è chiamata a svolgere, rimanendo saldamente e attivamente collocata nel contesto europeo, che non può essere ridotto alla sola dimensione economico-finanziaria. L’Europa deve anzi recuperare la sua originaria natura volta alla costruzione della solidarietà tra i popoli.
Ripartire dalle personeIl passaggio a una nuova fase sarà possibile solamente se il prossimo Parlamento sarà capace di ripartire dalle persone. In particolare, non sarà più procrastinabile un concreto sostegno alle famiglie, che in larga misura hanno supplito alla crisi del welfare in questa difficile congiuntura. Esso dovrà attuarsi, prima ancora che per ragioni funzionali, facendo riferimento al valore fondativo della famiglia, così come è riconosciuto dalla Costituzione italiana. Occorrerà, quindi, offrire più opportunità ai giovani, tra i quali è importante che, oltre alla giusta indignazione, cresca la voglia di reagire, incalzando le classi dirigenti a dare sostanza ai loro diritti di cittadinanza, soprattutto attraverso adeguate politiche di istruzione, formazione, innovazione e ricerca. Un Paese che non investa sulle giovani generazioni si priva del futuro. Al contempo, si dovrà rivedere l’attuale sistema di welfare perché possa rispondere a vecchie e nuove povertà, e consenta ai soggetti più deboli di essere cittadini a pieno titolo. Inoltre, si dovrà assicurare più inclusione nei confronti di chi arriva in Italia per cercare protezione e lavoro, offrendosi come preziosa risorsa per il nostro sviluppo economico e sociale. Parimenti necessario è l’avvio di una seria riflessione sulla normativa che regola il diritto di cittadinanza per gli stranieri.Il Parlamento sarà, dunque, chiamato, senza più l’alibi di coprirsi dietro pronunciamenti strumentali di comodo, a offrire maggiore equità per giovani e anziani, donne e famiglie, disoccupati ed espulsi dal mondo del lavoro, ultimi e penultimi. Si tratta di convergere sul primato della persona, che ha nella promozione della vita umana, nella sua integralità, un presupposto culturale e morale per operare nel solco del bene di tutti e di ciascuno, come ricordano sempre papa Benedetto XVI e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. L’etica sociale, infatti, non può poggiare se non sull’etica della vita. Le questioni della vita pubblica non possono essere affrontate sulla scorta di apparati ideologici, piegati a meri fini elettorali, eludendo le istanze autentiche che toccano la famiglia e la vita, e che hanno a che fare con le «gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi». L’Azione cattolica ritiene irrinunciabile un dialogo sincero, maturato al di fuori di ogni strumentalizzazione tra credenti competenti e non credenti aperti al confronto, un dialogo che non consegni il Paese al vuoto relativismo dei valori.Solamente attraverso queste rinnovate attenzioni il Paese potrà recuperare la credibilità che si è offuscata sotto i colpi del malcostume diffuso.Per una legislatura di riforme istituzionaliRestano ancora aperti molti temi, tra cui quelli delle riforme istituzionali e costituzionali. Si tratta di questioni complesse, rispetto alle quali l’Associazione si è espressa attraverso specifici pronunciamenti pubblici (ai quali si rinvia), a seguito di un accurato percorso di approfondimento. Tra tutti, ancora in questa sede, esprimiamo il nostro più severo rammarico per la mancata riforma della legge elettorale. Per le ragioni più volte indicate, giudichiamo gravissima e colpevole questa omissione, e ci auguriamo che il nuovo Parlamento sappia immediatamente rimediare, ricercando con sforzo sincero le più ampie convergenze tra le forze politiche. In tal senso, l’inizio della nuova legislatura può rappresentare un’occasione propizia, e non più rinviabile, per depurare il dibattito su questa riforma dai condizionamenti imposti dalle scadenze elettorali e finalmente compiere un atto di responsabilità nell’interesse generale dei cittadini, oltre i cinismi e i tatticismi di questa o quella parte politica.Quanto alle ulteriori riforme sulle quali l’Azione cattolica italiana si è recentemente espressa, ribadiamo ancora l’urgenza di interventi volti ad ammodernare l’architettura istituzionale, senza intaccare i valori fondanti del patto costituzionale. Restiamo convinti che un riforma seria e condivisa di assetti e regole contribuisca a qualificare la medesima politica, a partire dalla riduzione dei costi, dall’eliminazione dei privilegi e dall’effettiva capacità di rappresentare e assumere decisioni nell’interesse generale.Sul piano costituzionale, ad esempio, la riduzione del numero dei parlamentari, lo snellimento di tempi e procedure legislative, la razionalizzazione degli organi di rappresentanza locale sono temi sui quali la riflessione culturale e il dibattito politico sono giunti ad alti livelli di maturazione. È bene, dunque, che il Parlamento ne prenda atto e si adoperi di conseguenza. E, ancora, sul piano istituzionale, è urgente una regolamentazione dei partiti politici, a partire da una seria disciplina, che garantisca la trasparenza dei finanziamenti e dei rimborsi elettorali, fino ad una definizione di meccanismi di selezione interna su base democratica e alla limitazione dei mandati parlamentari, per garantire la pienezza del diritto di scelta dei cittadini.
Uno scatto di corresponsabilitàL’Azione cattolica italiana, come associazione popolare che ha accompagnato con senso di responsabilità la vita del Paese dalla sua unità e che ha assicurato il proprio contributo nei momenti più difficili, come quello della ricostruzione spirituale e civile post-bellica e dell’elaborazione della Carta costituzionale, è convinta che oggi l’Italia abbia bisogno di una stagione politica stabile e autorevole. Auspichiamo un periodo sobrio di lavoro autentico per una legislatura che sia in grado di riportare l’Italia ai livelli delle grandi democrazie in Europa e nel mondo. Alla classe politica, che avrà il compito di guidare il Paese dopo le elezioni del prossimo 24-25 febbraio, chiediamo di farsi carico delle preoccupazioni dei cittadini e di impegnarsi con spirito leale e collaborativo per le riforme necessarie, a partire dai temi indicati nella presente Nota, che restano soltanto alcune delle numerose questioni su cui occorrerebbe un supplemento di responsabilità da parte di tutte le forze, dentro e fuori il Parlamento.La politica dia il buon esempio e recuperi il suo ruolo con il contributo di ciascun cittadino. In particolare, forze politiche, istituzioni e società civile sono chiamate a concorrere in modo proficuo a far crescere una cultura della legalità e a combattere ogni forma di abuso e criminalità. È per questo che, come Associazione di donne e uomini al servizio del Paese e della Chiesa, non ci stancheremo di partecipare e vigilare nell’interesse generale dell’Italia. Ai nostri concittadini, pur legittimamente affaticati e indignati dagli sprechi, dall’inconcludenza e spesso persino dal malcostume delle classi dirigenti, chiediamo di saper distinguere per non confondere. Non cediamo il passo alla rassegnazione astensionista o alla polemica fine a se stessa, ma facciamo la nostra parte, criticando in modo severo ma costruttivo, partecipando attivamente per il bene comune, contro ogni approccio retorico o qualunquista.Oltre ogni sterile proclama, serve uno scatto di corresponsabilità tra cittadini e rappresentanti: uno slancio civile e morale che sappia tenere unito il Paese da Nord a Sud, e che veda impegnati insieme, in questa delicatissima fase storica, giovani e adulti, partiti e società civile, per restituire finalmente all’Italia normalità, pace sociale, sviluppo e benessere, quindi più vita per tutti.