giovedì 16 gennaio 2025
I dati dell'osservatorio Domina: in calo lavoratori e datori, il "nero" pesa per il 47%. La maggior parte degli occupati è donna. Complessivamente la cura degli anziani vale il 4,4% del Pil
Badanti

Badanti - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Sarà per l’elevato tasso di irregolarità. Sarà per la frammentazione dei datori di lavoro. O sarà forse perché è considerata una produzione di servizi a basso valore aggiunto. Sta di fatto che il settore del lavoro domestico, e più in generale della cura che si svolge nelle nostre case, non riceve la considerazione dovuta. Un settore dal peso economico e sociale notevole, ancora trascurato.

In realtà - come spiega il VI rapporto sul lavoro domestico dell’Osservatorio Domina che verrà presentato oggi al Senato - le famiglie italiane spendono 7,6 miliardi di euro per i lavoratori domestici regolari, a cui si aggiungono 5,4 miliardi per la componente irregolare. Una spesa complessiva di 13 miliardi che comporta un risparmio per lo Stato di circa 6 miliardi (lo 0,3% del Pil), somma di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in una struttura pubblica. A questo occorre aggiungere l’impatto che la spesa delle famiglie ha da un punto di vista economico sulla produzione in Italia. Quei 13 miliardi “investiti” dalle famiglie, infatti, vengono poi rimessi in circolazione sul mercato determinando, secondo i calcoli di Domina, uno stimolo alla produzione quantificabile in 253,8 milioni di nuove ore di lavoro e 21,9 miliardi di euro di valore generato (1,1% del Pil).

Ancora, il lavoro domestico produce direttamente 15,8 miliardi di valore aggiunto, ma se si considera l’intero settore della cura degli anziani – che ricomprende la quota di spesa per i farmaci, i servizi sanitari e l’assistenza sociale - il valore economico è quantificabile in 84,4 miliardi di euro, il 4,4% del Pil totale. Per dare l’idea della dimensione, di questo settore, basti pensare che l’agricoltura produce 39,5 miliardi (2,1%) e che il settore della ristorazione si attesta a 79,9 miliardi (4,2%). Una dimensione e un’importanza che, appunto, risultano ancora in gran parte misconosciute. «Oltre ad offrire alle famiglie assistenza e servizi, la nostra mission come Domina – spiega a questo proposito il segretario generale Lorenzo Gasparrini – è anche quella di contribuire al pieno riconoscimento dell’importanza del lavoro domestico e dei diritti di lavoratori e datori di lavoro connessi».
Sul settore pesa, come detto, la diffusa irregolarità. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili nel lavoro domestico il tasso di irregolarità è calato leggermente ma resta al livello record del 47,1%, contro un valore medio in Italia del 9,7%. Dopo i forti incrementi del biennio della pandemia, tanto i datori di lavoro quanto i lavoratori regolari continuano a diminuire: i primi sono quasi 918mila (meno 60mila rispetto al 2022); i secondi sono calati a poco meno di 834mila (meno 68mila). Tra i lavoratori, gli stranieri rappresentano il 69% e le donne sono la grandissima maggioranza (88,6%). Prevalente è la presenza di lavoratori provenienti dall’Est Europa (35,7%) ma il secondo gruppo più numeroso è quello delle italiane, con il 31,1%.


Le e i badanti che si occupano in maniera continuativa degli anziani non autosufficienti sono la metà dei lavoratori domestici. Su questo segmento si concentravano le attese per l’ambiziosa riforma dell’assistenza che puntava in particolare sul rafforzamento della cura fra le mura domestiche, con l’ampliamento dell’offerta di assistenza, una maggiore qualificazione e la promozione dell’emersione dal “nero” attraverso incentivi e sussidi graduati in base al livello di bisogno. In realtà, da gennaio ad essere stata attivata è solo la sperimentazione biennale della Prestazione Universale riservata però agli ultra80enni gravissimi e con Isee non superiore a 6mila euro. Si tratta di un assegno di 850 euro mensili, in aggiunta alla indennità di accompagnamento, spendibile effettivamente (e qui sta la novità fondamentale) in servizi certificati. Così pure, con i fondi del Pnrr per la lotta al sommerso, è stato attivato l’esonero dalla contribuzione fino a un massimo di 3mila euro l’anno per le nuove assunzioni di personale di assistenza. Anche in questo caso, però, la misura è riservata alla stessa platea di ultra80enni gravissimi e a bassissimo reddito. Interventi ancora insufficienti rispetto ai bisogni crescenti delle famiglie italiane e alle attese delle associazioni datoriali di lavoro domestico, di cui si discuterà questa mattina nell’incontro organizzato da Domina al Senato con, tra gli altri, la viceministra del Lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI