giovedì 15 marzo 2012
​Documento del plenum: «È a rischio l'indipendenza della magistratura. Così il sistema rischierebbe l'implosione». E i laici del Pdl si dividono.
Chi colora le toghe? di Danilo Paolini
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«Pone seriamente a rischio l’indipendenza della magistratura»; ma non solo: l’emendamento del leghista Pini alla legge comunitaria che modifica la responsabilità civile dei magistrati può rendere il sistema giudiziario italiano «davvero ingestibile» determinandone «l’implosione». Usa toni più che allarmati il Consiglio superiore della magistratura contro la norma all’esame delle Commissioni del Senato. E consegna le sue preoccupazioni a un documento che ha per destinatario il ministro della Giustizia Paola Severino e che è stato approvato dal plenum in un pomeriggio e a tambur battente: 19 i voti favorevoli; 3 i contrari, uno scontato del laico della Lega Ettore Albertoni, gli altri dai consiglieri del Pdl Nicolò Zanon e Bartolomeo Romano. E proprio i laici del Pdl per la prima volta si sono divisi: Annibale Marini, presidente emerito della Consulta, ha votato con la maggioranza (come ha fatto pure il vicepresidente del Csm, Michele Vietti); mentre Bartolomeo Romano si è astenuto.A preoccupare il Csm è soprattutto la possibilità che viene introdotta di agire direttamente nei confronti del magistrato da parte di chi si sente danneggiato dalla sua decisione, invece che verso lo Stato come prevede attualmente la normativa. «Il magistrato, destinato a scegliere tra tesi contrapposte, potrebbe essere condizionato e influenzato in tale scelta e portato a preferire la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta», piuttosto che quella «maggiormente conforme a giustizia», avvertono i consiglieri. Ed è proprio questo aspetto – che peraltro rende l’Italia unica, visto che «in nessun paese europeo è prevista la possibilità indiscriminata di intraprendere un’azione diretta per responsabilità civile del giudice» – ad esporre «il sistema al rischio di implosione». È concreto il pericolo che le parti, «attraverso l’esercizio immediato e diretto dell’azione nei confronti del magistrato, possano costringere il giudice non gradito all’astensione» o comunque «possano, indirettamente, scegliersi il proprio giudice». Peraltro non è affatto vero,nota Palazzo dei Marescialli, che l’Europa ci chiede di modificare le nostre attuali regole, anche perché «i limiti previsti dalla legge italiana sulla responsabilità civile dei magistrati sono conformi alla legislazione degli altri paesi europei».
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