Convocati i comizi elettorali da parte del Viminale per il 25 maggio, esplode immediatamente la polemica su una eventuale candidatura di Silvio Berlusconi al Parlamento europeo. È lo stesso Cavaliere a confermare: «Sarò felice di essere in campo nelle 5 circoscrizioni che sempre mi hanno dato tra i 600 e i 700.000 voti ciascuna. Spero di poter avere velocemente una risposta dalla Corte europea». Il fido Giovanni Toti spiega la strategia: mettere Berlusconi a capolista, lasciando poi al Parlamento europeo di fare le proprie valutazioni se convalidare o meno la sua elezione nell’emiciclo di Strasburgo. Le reazioni non tardano ad arrivare. Vannino Chiti (Pd) accusa: «In Germania il presidente della squadra di calcio del Bayern Monaco è stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere per frode fiscale e ha anche rinunciato all’appello. In Italia la condanna per frode fiscale sembra possa costituire titolo di merito per candidarsi alle elezioni europee». Mentre il vicepresidente vicario del Parlamento Europeo, Gianni Pittella (anche lui Pd) avverte: «Berlusconi e Toti si rassegnino. Esiste una legge dello Stato italiano, l’art.4 della legge Severino, che prescrive chiaramente che i condannati in via definitiva non possono essere candidati né al Parlamento italiano né tantomeno a quello europeo». Anche da Scelta Civica arriva lo stop. Dice il presidente dei senatori Gianluca Susta: «Berlusconi alle Europee? Non lo consente la legge. Non ha diritti politici». Toti ribatte: «Vogliamo impedire al leader del più grande partito democratico di correre per le elezioni? E allora c’è una paura di fondo: finché Silvio Berlusconi resta in campo vince». Mentre il Cavaliere torna sulle sue vicissitudini giudiziarie: «La soluzione di inviarmi ai servizi sociali è la più ridicola».