mercoledì 26 ottobre 2022
Il detenuto di origini marocchine era stato trovato senza vita in cella a Foggia il 18 ottobre, ma i familiari non credono al decesso per cause naturali
Osama Paolo Harfachi, 30 anni, foggiano di origini marocchine, trovato morto in cella

Osama Paolo Harfachi, 30 anni, foggiano di origini marocchine, trovato morto in cella - .

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È stato trovato morto nel letto della sua cella cinque giorni dopo essere finito dentro per una rapina. Ad accorgersene è stato l’agente penitenziario nel suo solito controllo, alle 8. «Sembrava dormire ». L’ha chiamato più volte, l’ha scosso. Ma non rispondeva. Anzi, non respirava più. Ed è scattato l’allarme. “Arresto cardio-circolatorio” è scritto nel referto stilato dai medici del carcere che quella stessa mattina – era il 18 ottobre scorso – hanno eseguito l’ispezione sul cadavere di Osama Paolo Harfachi, 30 anni, foggiano di origini marocchine.

Ma cosa è successo veramente nelle ore che hanno preceduto il decesso tra le strette mura della casa circondariale di Foggia? E cosa è capitato al trentenne quel maledetto 13 ottobre quando, dopo il colpo nella tabaccheria di via Trento fuggì a piedi per le vie del centro di Foggia ma fu inseguito, acciuffato e condotto in caserma da sette agenti della polizia ferroviaria? A chiederselo sono i genitori della vittima i quali non credono all’ipotesi della morte per cause naturali.

« Era in perfetta salute, prima di essere arrestato», sostengono, e si chiedono come mai non è stato mai concesso loro di vederlo da morto. E allora, anche in base alle rivelazioni fatte da un ex detenuto al fratello di Osama Paolo, i familiari hanno presentato denuncia ai carabinieri. La procura del capoluogo dauno ha aperto quindi un fascicolo nel quale figurano iscritte tredici persone: oltre ai sette poliziotti anche cinque dipendenti dell’istituto di pena in servizio nell’infermeria e un recluso di Taranto che, secondo il pm che ha firmato i provvedimenti, Dominga Petrilli, potrebbe aver ceduto droga alla vittima. Per tutti gli indagati le accuse sono, a vario titolo, omicidio preterintenzionale e omicidio colposo e lesioni personali nell’esercizio della professione sanitaria.

i familiari del giovane Osama protestano fuori dal carcere di Foggia

i familiari del giovane Osama protestano fuori dal carcere di Foggia - .

A far scattare le indagini, in particolare, sarebbero state, come dicevamo, le confidenze di un ex compagno di cella di Osama Paolo, scarcerato il giorno precedente la morte: ha riferito al fratello della vittima, Zakaria, di averlo visto dietro le sbarre in condizioni di grave sofferenza: « Era tutto spezzato». Secondo lui avrebbe subito violenze: «mi ha confidato di essere stato picchiato». Mostrava tumefazioni in varie parti del corpo. Sarà vero? La magistratura dovrà accertarlo. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto, precisano dagli uffici giudiziari della procura: in attesa di vederci chiaro è stata effettuata ieri pomeriggio in carcere l’autopsia sul cadavere di Harfachi, unitamente all’esame tossicologico per verificare se avesse effettivamente assunto delle sostanze stupefacienti. Particolare non di poco conto. L’incarico al medico legale era stato conferito in mattinata: essendo un atto irripetibile, il pubblico ministero, per garantire il diritto di difesa, ha informato gli indagati che hanno nominato propri consulenti per sssistere sia all’esame autoptico sia agli accerta-menti tossicologici. E finalmente i suoi cari, su disposizione del pm, hanno potuto rivedere Osama Paolo.

«Non posso dirvi le condizioni, non sono un medico, ma ha molti segni sui fianchi derivati dallo scongelamento… non lo so. Voglio che i medici legali accertino la situazione» ha commentato Zakaria. Anche la compagna della vittima, dopo la visita all’obitorio del penitenziario ha rilasciato dichiazioni: « Non si può nascondere così tanto questa situazione, nemmeno io che sono la mamma di sua figlia sono stata avvisata, se non del decesso. Non stiamo capendo nulla e non è giusto. Ho saputo dai suoi familiari – ha rivelato – che ha chiesto soccorso ma non l’ha ricevuto ». Bisognerà attendere qualche giorno per conoscere l’esito degli esami medico-legali. Sull’informazione di garanzia ai poliziotti, intanto, è intervenuto Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia (Sap): «Siamo sempre al punto di partenza. Non può essere fattibile – accusa – che ogni volta che un poliziotto interviene per una misura di polizia rischia, per “atto dovuto’”, di essere indagato ».

Intanto la senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato un’interrogazione urgente ai ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, chiedendo che «sia fatta subito chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte in cella Osama Paolo Harfachi» e che sia fatta «presto luce sull’ennesimo caso di morte sospetta in carcere». Ma quante morti sono avvenute nelle 192 carceri italiane le cui cause sono ancora da accertare? Oltre a quella di Harfachi, dall’inizio dell’anno sono 26, tra le 137 registrate finora (di cui 71 suicidi). Un numero insostenibile per qualsiasi Paese civile.

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