Crema, 5 ottobre scorso. Tre quindicenni sono pizzicati in una tabaccheria mentre giocano uno alla slot, gli altri due al gratta e vinci. Per il tabaccaio è in arrivo una multa di almeno 10mila euro e una possibile chiusura per alcuni giorni. È solo una delle ultime notizie del genere. In Italia i minori, bambini compresi, sono da sempre nel mirino dell’industria dell’azzardo di massa. Cercati, lusingati, addestrati, 'allevati' quasi sempre aggirando le norme, che pure ci sono. E loro stessi ammettono di 'giocare', in massa. Nonostante i divieti. La partecipazione «ai giochi pubblici con vincita in denaro» è tassativamente vietata ai minori di 18 anni. Tabaccai, baristi e gestori delle sale giochi devono vigilare. Per chi non lo fa, come a Crema, è prevista una sanzione fino a 20mila euro, la chiusura fino a 20 giorni e, nel caso di tre violazioni in un triennio, la revoca dell’autorizzazione.
Eppure giocano, e Crema non è un’eccezione. Nel 2015 il Cnr di Pisa (studio EspadItalia 2016) ha interpellato circa 30mila studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Un milione ha ammesso di aver giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Più i maschi che le femmine; i maschi prediligendo le scommesse sportive, le femmine i gratta e vinci. I luoghi preferiti dove giocare d’azzardo sono le sale scommesse. Il campione comprende molti maggiorenni ma c’è poco da consolarsi, anzi. I giovani tra i 15 e i 17 anni che praticano l’azzardo sono 550mila, e dal 2014 crescono dal 35 al 38 per cento. Altro fatto poco consolante: se dal 2010 al 2014 c’era stato un costante, lieve calo, dal 2015 si riprende a salire. E attenzione: questi sono soltanto i giovani che ammettono di giocare. È ragionevole ritenere siano di più. Sui motivi che li spingono a giocare, And (Azzardo e nuove dipendenze) spiega che il desiderio di vincere denaro è solo al terzo posto, ben dopo la ricerca del divertimento e dell’eccitazione; seguono la pressione del gruppo dei pari e la voglia di alleviare noia e umore depressivo.
C’è da preoccuparsi? Per And sì, e molto. Anche perché i giocatori problematici e patologici in gran parte hanno cominciato a praticare l’azzardo tra i 10 e i 19 anni. Dunque è vietato ma più di mezzo milione di minori (stima al ribasso) ignora il divieto, evidentemente godendo di omissioni di vigilanza e silenzi complici e interessati. E la pubblicità? È vietata, a cominciare dalle tv generaliste (canali 1-9 del digitale terrestre). È invece ammessa sulle tv a pagamento. Quindi le partite di calcio, con un folto pubblico di bambini e ragazzi, ne sono infarcite. Lo Iap (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) ha varato delle norme specifiche sulla pubblicità dell’azzardo. Una riguarda direttamente i minori: «La comunicazione commerciale dei giochi con vincita in denaro non deve rivolgersi o fare riferimento, anche indiretto, ai minori, e rappresentare questi ultimi – o soggetti che appaiano evidentemente tali – intenti al gioco. Né devono essere utilizzati segni, disegni, personaggi e persone, direttamente e primariamente legati ai minori, che possano generare un diretto interesse su di loro».
Quindi dovremmo essere già tutelati. Dovremmo. I primi 'nemici' dei bambini sono i parenti, che gli regalano gratta e vinci e li tengono sulle ginocchia mentre giocano alla slot. E l’industria si adegua, fino a produrre il 'salvadanaio slot', l’ossimoro perfetto: la scatola che promette di conservare i risparmi è in realtà quella che te li divora. Un travestimento perfetto, come neanche il lupo di Cappuccetto rosso sarebbe capace.