I pacifisti di Stopthewarnow alla partenza della quinta carovana diretta in Ucraina, a Mykolaiv e Odessa. Oltre 150 le persone coinvolte nel viaggio, di cui la metà sono giovani - / Stopthewarnow
È trascorso un anno esatto da quando la prima carovana della pace Stopthewarnow approdò a Leopoli con un carico di aiuti, di umanità, di speranza. La guerra era iniziata da poco più di un mese e una piccola marea umana di pacifisti italiani sfidò i pericoli e gli scetticismi affrontando una lunga traversata dell’Europa orientale per portare un messaggio di vicinanza concreta al popolo ucraino. All’epoca c’era già la triste percezione che la guerra non era destinata a concludersi a breve e che quella carovana non sarebbe stata l’unica. A un anno di distanza – e a un milione di chilometri percorsi per la pace, con 500 tonnellate di aiuti umanitari donati – i pacifisti italiani della rete Stopthewarnow, che riunisce circa 180 organizzazioni pacifiste e nonviolente laiche e religiose, ieri sono arrivati di nuovo a Odessa mettendoci ancora una volta i loro corpi, le loro vite, ribadendo la scelta di “abitare” il conflitto nel tentativo di favorire soluzioni di pace dal basso attraversi gesti di condivisione diretta. Le stesse soluzioni che i governi non riescono a trovare o non cercano affatto.
Quella in corso è la quinta edizione della carovana della pace, nonché una delle più numerose: sono circa centocinquanta i partecipanti che hanno raggiunto l’Ucraina in gran parte a bordo di una trentina di furgoni, mentre un altro gruppo è giunto a Odessa in auto dopo aver volato su Chisinau, in Moldavia. Questa è anche una carovana di giovani, poiché oltre la metà dei partecipanti sono trentenni, e come nelle precedenti edizioni porterà nelle vicinanze del fronte di guerra decine di tonnellate di aiuti umanitari e generi di prima necessità, tra cui una ventina di generatori di corrente. Ma soprattutto, i movimenti e le associazioni che aderiscono a Stopthewarnow vogliono ribadire ancora una volta la richiesta della fine immediata dei bombardamenti sui civili e lanciare un appello ai governi affinché favoriscano un processo negoziale che consenta un cessate il fuoco immediato.
La prima tappa del programma è stata all’ospedale pediatrico di Odessa, dove alla presenza delle autorità cittadine è stato consegnato nel pomeriggio di ieri un grande generatore elettrico acquistato grazie al contributo dell’arcidiocesi di Bologna e del presidente della Cei, monsignor Matteo Zuppi. In serata la carovana dei pacifisti si è poi spostata a Mykolaiv ed è stata accolta dalla comunità evangelica locale che ha messo a disposizione il suo centro di recupero per alcolisti. «Stavolta abbiamo scelto di non andare a Kiev o in altri luoghi più sicuri – spiega Gianpiero Cofano della Comunità Papa Giovanni XXIII, che coordina la carovana – ma di dirigersi verso il fronte dove ci sono i dimenticati, quelli di cui nessuno parla. Ci commuove profondamente il fatto che una piccola comunità di Mykolaiv ci abbia accolto con quel poco che ha, preparandoci i letti nei loro rifugi stessi per trascorrere la notte tutti insieme. Condividere le loro paure è un modo per farli sentire un po’ meno soli».
Oggi, nella domenica delle Palme, i volontari di Stopthewarnow parteciperanno alla Messa che sarà celebrata nella chiesa greco-cattolica di Mykolaiv e vuole essere un inno alla pace e alla fratellanza tra i popoli. «Oltre agli aiuti, nei nostri furgoni abbiamo portato anche i ramoscelli d’ulivo», spiega don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi. «Perché l’ulivo è un simbolo universale di pace e con esso speriamo di toccare le coscienze dei popoli in guerra. Per noi non contano i segni del potere ma il potere dei segni, come diceva don Tonino Bello, del quale proprio tra pochi giorni ricorrerà il trentennale della morte. Vogliamo continuare a camminare anche in suo nome, traducendo in fatti il suo messaggio come facemmo con lui nel 1992, nella Sarajevo assediata».
Nella giornata di oggi è prevista anche la distribuzione dei pacchi con gli aiuti umanitari alla popolazione di Mykolaiv e dei villaggi circostanti. In serata ci sarà invece un momento di festa, con un piccolo concerto musicale. «Vogliamo anche provare a regalare un momento di normalità alla popolazione che da un anno è costretta a convivere con i bombardamenti e gli allarmi continui» conclude Cofano.