sabato 6 ottobre 2012
​Il Viminale: al vaglio novità organizzative e gestionali. Il sottosegretario all’Interno, Ruperto, spiega che non saranno investite questioni politiche e di legislazione ma entro l’anno si annunciano novità per la sicurezza, i servizi e la mobilità.
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​Entro la fine dell’anno i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) potranno subire miglioramenti organizzativi e gestionali con l’obiettivo di «dare uniformità alle varie prassi che si sono stabilizzate» al loro interno. Lo ha detto ieri il sottosegretario al ministero dell’Interno, Saverio Ruperto. Non si tratterà di una rivoluzione ma ci sono almeno due aspetti che indicano la ferma volontà del Viminale di esprimere direttive in grado di alleviare la pessima situazione di molti centri dove numerosi immigrati irregolari, in regime di detenzione amministrativa, aspettano (qualche volta fino a 18 mesi!) di essere identificati e, in molti casi, riportati nella patria di origine. Il primo: il "tavolo tecnico" voluto dal ministro Annamaria Cancellieri; il secondo: la ricognizione che Ruperto sta eseguendo in tutti i Cie d’Italia. «Il "tavolo" – ha affermato il sottosegretario – dovrà confrontarsi su contenuti concreti, per questo, tra le varie iniziative di confronto, sono state organizzate visite presso i i centri immigrati». Ruperto sarà la prossima settimana in Sicilia, a Lampedusa, Trapani e Mineo. Poi, con la visita al Cie di Milano, le tappe si completeranno. Proprio come anticipato ieri ad Avvenire dal prefetto Mario Morcone, capo di gabinetto del ministero della Cooperazione e integrazione – che sottolineava la difficoltà, per un governo tecnico, di assumere decisioni politiche condivise – le disposizioni del ministero degli Interni non porteranno ad una «radicale riforma del sistema dei Cie». L’analisi che si sta compiendo, ha infatti sostenuto l’esponente dell’esecutivo, «non riguarda le questioni a monte, di legislazioni e di scelte politiche» ma, come detto, situazioni organizzative e gestionali. Per l’organizzazione dei Cie, ha aggiunto Ruperto, «ci sono linee guida del ministero, ma è passato tempo ed è necessario aggiornarle». Tra gli aspetti su cui concentrare analisi e sforzi, soprattutto quelli relativi alla «sicurezza, sia degli ospiti sia di chi lavora nei Cie». Poi, bisognerà «offrire servizi di livello adeguato agli immigrati ospitati. Quello dell’assistenza medica è ad esempio un tema a cui si dedica molta attenzione». Infine la questione della mobilità: «In alcuni centri i giudici possono svolgere le udienze; ovviamente è una grande facilitazione piuttosto che trasferire gli immigrati», ha evidenziato Ruperto. Ulteriori impegni investiranno le «situazioni ambientali: un centro lontano dalle grandi città ha difficoltà nell’identificazione degli immigrati, per la lontananza da rappresentanze diplomatiche». Dunque, il tavolo lavora per «prendere le prassi migliori, e riproporle all’interno degli altri centri». Da mercoledì scorso Avvenire è tornato a occuparsi dei Cie e dei Cara (Centri accoglienza richiedenti asilo) con inchieste e approfondimenti che hanno investito la gestione e le modalità organizzative degli stessi, a partire da alcuni appalti che sono ora oggetto di indagine delle procure.
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