Beppe Grillo da Fazio - Ansa
«Sono qui per capire se sono il peggiore, se ho peggiorato questo Paese, non è una battuta... L'ultima intervista che ho fatto con Bruno Vespa, abbiamo perso le elezioni; tutti quelli che ho mandato a quel paese ora sono al governo... Che cosa devo fare? Sono veramente il peggiore...». Cinquantasette minuti di show. Beppe Grillo torna dopo nove anni in tv e monopolizza il palco di "Che Tempo che Fa". Non parla con Fazio. Non è un'intervista. È un confronto con il pubblico. In piedi. Agitando le mani. Saltando senza mai una pausa da un argomento all'altro: la tv, i media, l'informazione, l'intelligenza artificiale, il lavoro e il lavoro del futuro, la serata alla Casa Bianca con Renzo Piano, la Festa dell'Unità con Gino Paoli, le pensioni...». C'è ironia, ma c'è anche una velata amarezza. Grillo usa parole nette per certificare il fallimento. «Sono anziano e confuso. Non posso condurre e portare a buon fine un movimento politico, non sono in grado», ripete sempre rivolgendosi al pubblico. Come un grande show. Come un ritorno al suo vecchio mestiere. Grillo non ha mai perso la voglia di essere comico. Di stupire. Di divertire. Anche ora è graffiante, autoironico, addirittura in forma. Riflette sulla società e sulla politica. Parla del presente.
«Questo governo è una decalcomania: più gli sputi sopra piu' si appiccica. Devi stare fermo, si asciuga e si stacca». Tuttavia - ammette - il governo guidato da Giorgia Meloni «cerca di fare quello che può». Poi parla del passato. Del suo Movimento. Delle sue scelte. «Quando c'era Casaleggio, lui era un organizzatore e aveva del metodo, io faccio danni anche da solo quando sono a casa. Ho una confusione totale, ecco perchè mi sono ritirato a guardare cosa succede, la mia rabbia è una rabbia buona, ce l'ho ancora». Non aspetta le domande. Se le fa da solo. Luigi Di Maio? «Giggino la cartelletta era il politico più preparato, ma non pensavamo si facesse prendere dal potere. Poi ci ha pugnalato». Giuseppe Conte, attuale presidente del Movimento Cinque Stelle? «Arrivava dall'università, era un avvocato. Dovevamo scegliere qualcuno della società civile, lo conobbi e dissi: «È un bell'uomo, laureato, parla inglese... Poi quando parlava si capiva poco, quindi era perfetto per la politica». Sempre in piedi. Sempre lo stesso gusto per la battuta. Sempre la stessa capacità di cambuiare spartito. Grillo si dice preoccupato per gli sviluppi dell'intelligenza artificiale e per il mondo del lavoro che «implode». Poi decide di imitare Luciana Littizzetto, sdraiandosi sul tavolo di Fazio.
Tutto comincia con una immagine. Grillo abito blu e campanella in mano. «Se vado fuori tono mi suoni», suggerisce a Fazio. In mezzo lo show vecchia maniera. E un passaggio al vetriolo su una vicenda che lo tocca da vicino. Il protagonista è suo figlio Ciro, a processo per presunta violenza sessuale. Grillo non lo cita ma punta il dito contro contro Giulia Bongiorno, senatrice della Lega ma soprattutto avvocato che difende la presunta vittima: «È un avvocato presidente della commissione Giustizia, è una senatrice della Lega che fa comizietti davanti ai tribunali, dove c'è una causa a porte chiuse... È inopportuno. Si mischia tutto e vediamo cosa succede...». Fazio imbarazzato lo ferma: Beppe non qui. E Beppe riparte. La politica, la società, le battute. Alla fine torna a rivolgere al pubblico la domanda iniziale: «Allora, voglio sapere: secondo voi cosa devo fare? Siate sinceri». E il pubblico risponde in coro: il comico!. Durissima la risposta della presidente della commissione Giustizia del Senato: «Ho riferito che la mia assistita in aula ha dichiarato di essere devastata e di aver tentato il suicidio, un dolore immenso, questa sofferenza è stata trasformata da Grillo in una farsa inserendola in uno show, e questo è gravissimo, gravissimo, perché la donna viene massacrata due volte».