giovedì 6 dicembre 2018
Von Boeselager: «Il Mediterraneo sta diventando il più grande cimitero dai tempi della II guerra mondiale. Militarizzare i confini non è la soluzione»
Albrecht von Boeselager, gran Cancelliere dell'Ordine di Malta (Siciliani)

Albrecht von Boeselager, gran Cancelliere dell'Ordine di Malta (Siciliani)

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«Non intendo accusare nessuno, ma la mia impressione è che alcuni tra coloro che criticano il Global Compact non l’abbiano neppure letto...». Albrecht Freiherr von Boeselager, gran Cancelliere del Sovrano ordine di Malta, rinuncia per un attimo al compassato aplomb che il suo ruolo gli impone. La gestione dei flussi migratori, osserva, «è una sfida ardua, che nessuno Stato può affrontare da solo. Occorrono risposte multilaterali e il Global Compact dell’Onu le prevede». Di migranti, Boeselager parla con cognizione di causa: lo Smom (ordine religioso laicale della Chiesa cattolica) è presente in oltre 120 Stati con iniziative benefiche e, dal 1994, ha un seggio all’Onu come osservatore. Fornisce assistenza a profughi, sfollati e migranti in una ventina di Paesi. Ogni giorno i suoi medici salvano vite sulle navi che solcano il Mediterraneo. E in diversi Paesi europei hanno operatori che favoriscono l’integrazione, dando consulenza anche legale ai migranti.

L’Italia ha deciso di rinviare l’adesione al Global compact. Altri Stati europei l’hanno respinta, mentre la 'sua' Germania, ad esempio, ha aderito. Come valuta queste differenti posizioni?

Temo che una Ue divisa vedrà scendere il suo rate di credibilità nel consesso internazionale. E non riesco a comprendere le ragioni di chi respinge l’intesa.

Perché?

Aderire è più nell’interesse dei Paesi che 'ricevono' i flussi che di quelli d’origine. Il Global Compact si occupa di combattere il traffico di esseri umani, di scambio di dati per l’identificazione, di soluzioni per riportare a casa migranti irregolari. Obiettivi concreti che sono, appunto, nell’interesse dei Paesi 'riceventi'.

Cosa si sente di dire al Parlamento italiano, che deve ancora calendarizzare la decisione?

Dico solo questo: nessuno, a meno che non abbia un cuore di pietra, può evitare di essere toccato dall’odissea dei migranti. E come possono l’Italia e l’Europa restare serene, sapendo che il Mediterraneo, naufragio dopo naufragio, sta diventando il più grande cimitero dai tempi della Seconda guerra mondiale?

Aderire all’intesa Onu, in prospettiva, contribuirebbe a ridurre le proporzioni della tragedia?

Io penso questo. Mettere in sicurezza i propri confini, per uno Stato, è una giusta preoccupazione. E ogni governo deve lavorare per avere un’immigrazione regolare. Ma militarizzare i confini non è la soluzione. Anzi, conduce di riflesso a una 'militarizzazione' dei traffici. I trafficanti non si fermano, ma si fanno più crudeli e brutali, chiedono più denaro per superare le barriere. C’è perfino chi paga il viaggio vendendo un organo vitale. Con quei soldi, i trafficanti ingrandiscono le proprie reti, su cui contrabbandano anche droga e armi. Ciò rende, per gli Stati, molto più difficoltoso smantellarle. Siamo molto preoccupati per un tale scenario.

Si sta già verificando?

Purtroppo sì. Penso all’impegno della comunità internazionale per mettere in sicurezza i confini meridionali della Libia, con l’intervento in Niger e nei Paesi circostanti. Ebbene, quel blocco non ha fermato i trafficanti, che ora evitano i percorsi abituali, battendo piste più rischiose. E quando avvistano pattuglie della polizia o dei militari, scappano con le jeep e abbandonano i migranti nel deserto. Così, il numero silenzioso dei morti nelle sabbie africane aumenta. E nessuno può contarli, né sentire il loro grido di dolore.

Tuttavia, in Italia, le autorità di governo presentano come un dato positivo il calo degli arrivi via mare. Cosa ne pensa?

Ricordo che la percentuale di persone decedute durante il viaggio è più alta. C’è una desolante tendenza a chiudere gli occhi, davanti a questa tragedia, dicendo semplicemente: ci sono meno persone che arrivano via mare in Europa.

In Italia, una legge ha abrogato i permessi di protezione umanitaria e limitato l’accoglienza nel circuito pubblico, mettendo per strada molti migranti.

In Germania diciamo: se lanci un grido nella foresta, l’eco ti tornerà indietro. Se togli l’accoglienza a persone che non puoi riaccompagnare nei Paesi d’origine, rischi di generare ghetti di marginalità, in cui crescono risentimento e radicalizzazione. L’integrazione è la sola politica efficace.

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