L’Organizzazione mondiale della sanità da decenni li definisce «ludopatici», ovvero affetti da gioco-dipendenza. Ma in Italia si parla ancora di vizio. Eppure i maniaci della slot machine, dei videopoker, dei gratta e vinci a raffica raccontano di una patologia ossessiva che di "giocoso" ha ben poco. Ora il loro grido dal fondo del tunnel, raccolto finora solo dal volontariato, trova un’eco nelle istituzioni. Alla Camera associazioni ed ex-ludopatici "istruiscono" i deputati. Al Senato pensano a un emendamento restrittivo agganciato al decreto semplificazioni. E il governo non sta a guardare: i ministri Balduzzi e Riccardi sono al lavoro per produrre entro tre settimane un atto del governo che fissi regole in un settore a briglie sciolte. I ministri della Salute Renato Balduzzi e il ministro con delega alla famiglia Andrea Riccardi hanno messo al lavoro i loro staff tecnici per tracciare un percorso normativo comune che si concluda entro due o tre settimane. Riccardi ricorda che per l’Oms il 3% degli italiani, un milione e mezzo, sono affetti dalla sindrome da gioco: «Stiamo studiando la complessa questione della pubblicità per vedere se è possibile come per le sigarette arrivare a un divieto o quanto meno a una regolamentazione stringente, che tuteli minori e categorie deboli con avvisi chiari sui rischi. Ritengo che tra una ventina di giorni saremo in grado di presentare una proposta definita».Al Senato il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri sprona l’esecutivo: «Il gioco d’azzardo è una nuova forma di droga, un cancro sociale. Il governo acceleri le iniziative di contrasto». E aggiunge: «Stiamo pensando a inserire la regolamentazione del settore come emendamento al decreto sulle semplificazioni». Una strada però poco gradita all’esecutivo perché costringerebbe la Camera a una terza lettura del provvedimento.In commissione Affari sociali di Montecitorio Camera intanto arriva la società civile. Il Codacons chiede di «ridurre il numero e la frequenza degli spot e di indicare in ogni pubblicità e nelle ricevitorie le reali probabilità di vincita, assieme alla possibilità dell’insorgere di dipendenze». Giuseppe Palumbo, presidente pdl della commissione, garantisce che le richieste non cadranno nel vuoto. Carlo Costalli, presidente di Mcl, plaude ai segnali del governo: «Le evidenti ragioni di cassa – dice – non possono essere un deterrente di convenienza che giustifichi l’inerzia dell’apparato pubblico». Poi è la volta del dottor Graziano Bellio, psichiatra in forze al Sert di Castelfranco Veneto, che tratta le dipendenze da stupefacenti come quelle da gioco d’azzardo: anche se non ancora riconosciuti dal servizio sanitario nazionale – a parte nei Serd toscani – il medico li esenta dal ticket.«È tempo ormai che la ludopatia venga inserita nei Lea, i livelli essenziali di assistenza – dice Andrea Sarubbi, deputato del Pd in commissione Affari sociali – ma l’obiezione che ci viene posta è quella della copertura economica». Alea, l’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo, chiede che almeno il 5 per mille degli incassi del gioco vada per la prevenzione e cura delle ludopatie. Se lo Stato solo ora batte un colpo, l’And (Azzardo e nuove dipendenze) ricorda che oltre 200 sindaci hanno già emanato ordinanze restrittive. Ora è tempo che lo Stato, oltre alle concessioni date dai Monopoli, fissi anche regole precise.