venerdì 2 marzo 2012
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​«Il Tav e gli altri corridoi europei potranno valere sino a un punto di Pil in più, perché trasformeranno la Pianura Padana in una grande piattaforma logistica, una piccola Germania. Perciò il progetto non può fermarsi». Non parlate di politica con Mino Giachino. Per lui questo è il tempo dei numeri, dei flussi, dei grandi scenari geoeconomici. È stato uno degli allievi di Donat-Cattin, è vero; è stato sottosegretario di Berlusconi, anche questo è vero. Ma da anni questo cuneese di 64 anni è soprattutto il <+corsivo>grand commis<+tondo> del mondo dei trasporti, uno che oggi ti riforma la legge sugli orari di lavoro dei camionisti e domani ti ridisegna il piano della logistica, che poi è proprio quella la mission attuale della Consulta dell’autotrasporto, che Giachino presiede. Uno che conosce bene il dossier Tav, vuoi perché è torinese d’adozione, vuoi perché la sua carriera è iniziata nel cda del Traforo del Monte Bianco.Perché il mondo della logistica vuole quest’opera?Perché il futuro degli scambi è la rotaia, perché il corridoio mediterraneo non ha alternative al Moncenisio e perché la galleria attuale è incompatibile con gli standard europei. Il mondo dell’autotrasporto fa a meno della ferrovia da un secolo: da dove nasce questa conversione?Dalle politiche ambientali dell’Unione europea. La prevista riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020 è condizionata alla costruzione di tutti i dieci corridoi in programma, che permetteranno di spostare su rotaia il 30% del traffico entro il 2030 e la metà entro il 2050. È stato calcolato che un container consuma meno Co2 se arriva a un porto italiano e si muove sul corridoio mediterraneo piuttosto che sbarcare a Rotterdam e seguire la rotta attuale.I flussi merci corrono da Nord a Sud: perchè il corridoio Ovest-Est, tra la Spagna e l’Ucraina, è diventato così strategico?In base ai dati Certet sull’export italiano, la Francia è il secondo mercato, la Spagna il terzo e la Gran Bretagna il quarto. Collegarci a quei mercati è strategico prima di tutto per noi. E poi, i flussi Nord-Sud non comunicano tra loro senza il corridoio mediterraneo, il nuovo nome del vecchio corridoio V; per questo l’Europa investe con tanta convinzione sull’alta velocità transalpina. Non si possono aggirare le Alpi attraverso il Terzo Valico?La Francia non è interessata. Una linea attraverso Ventimiglia servirebbe solo a Spagna e Italia e taglierebbe fuori la Francia continentale. I francesi hanno scelto il nuovo Frejus. Scelta irreversibile. Senonché il tunnel di Cavour è inadeguato: sagome e pendenze rallentano e rendono non remunerativo quello delle merci. Non c’è alternativa al nuovo tunnel di base, che trasformerà la sezione transfrontaliera in una linea di pianura, con i benefici che ne deriveranno in termini di tempi e di costi. Quali saranno le ricadute sul sistema della logistica nazionale?La nuova Torino-Lione permetterà di caricare un container nella Spagna del Sud o a Genova e portarlo a destinazione in Italia e in Europa senza mai scendere dal treno. Calcolando che nel frattempo saranno attivi il Gottardo e gli altri valichi, ciò significa che, aperta la nuova porta del Frejus, la Pianura Padana diventerà la piattaforma logistica dei prodotti provenienti da Suez e dal Nord Europa, ma anche dall’Est e dall’Atlantico. La logistica non è solo deposito, ma anche lavorazione dei prodotti da distribuire: dati Confetra, il valore aggiunto derivante dal semplice trasporto di un container dal mare alla fabbrica è di 300 euro; ma se il sistema logistico permette - come avverrà nel sistema logistico padano post-Tav - anche di lavorare la merce contenuta nel container all’interno di un interporto senza scaricarla dal vagone che la porterà a destinazione, allora quel valore sale a 2.300 euro. Significa anche nuovi posti di lavoro?Un’efficiente logistica, intesa come insieme delle operazioni di lavorazione e distribuzione delle merci, moltiplica per sette il valore aggiunto della produzione vendibile e anche quello dei posti di lavoro. La Germania, che con il porto di Amburgo e l’aeroporto di Francoforte ha investito nella logistica trent’anni fa, vi occupa 2,7 milioni di persone. Fatte le debite proporzioni, con l’apertura del corridoio mediterraneo, gli occupati nella logistica italiana (porti, interporti e spedizionieri, un fatturato di oltre 100 miliardi, ndr) potrebbero passare da 700mila a un milione e mezzo. Stiamo parlando di oltre un punto di Pil nazionale. Per il Piemonte che nel 1980 valeva il 10% del Pil e oggi il 7,6 è l’occasione per tornare a crescere: nel 1871, quando finì di costruire il traforo del Frejus, era la Regione che cresceva di più. La situazione socioeconomica di oggi è quella del disagio descritto molto bene dagli appelli dell’arcivescovo di Torino, Nosiglia.
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