Il ghiacciaio dell'Adamello, il più esteso d'Italia, si è ritirato di circa 10-12 metri dal 2016 ad oggi - Legambiente
Mentre Greta Thunberg si fa fotografare, come ogni venerdì da oltre tre anni a questa parte col cartello in mano "Skolstreik for climate week 173" (sciopero per il clima, 173esima settimana, ndr), i ghiacciai delle nostre montagne si ritirano sempre di più. Le Alpi sono sempre più fragili, vulnerabili e instabili a causa della crisi climatica e del riscaldamento globale. «Due gli indicatori che testimoniano quanto ormai sta accadendo ad alta quota – spiegano da Legambiente – l’aumento ad un ritmo sempre più accelerato della fusione dei ghiacciai che stanno perdendo superficie e spessore. E l’aumento di frane, valanghe di roccia e di ghiaccio dovuto principalmente dalla riduzione dell’estensione e della durata del manto nevoso» denuncia l’associazione ambientalista e il Comitato glaciologico italiano (Cgi).
«La comparazione delle misure della campagna glaciologica sui ghiacciai delle Alpi Occidentali indica che l’annata 2019/2020 è risultata meno sfavorevole di altri anni recenti, ma pur sempre negativa – informano i ricercatori – La tendenza al ritiro frontale segnalata dai monitoraggi degli ultimi decenni è stata accompagnata da veri e propri fenomeni diffusi di collasso delle masse glaciali, anche in settori distanti dalle fronti glaciali». I regressi registrati lungo la fascia orientale delle Alpi sono meno drammatici di quelli del 2019 (quando ad esempio il Ghiacciaio del Gran Paradiso risultava arretrato di 335 metri), ma pur sempre in alcuni casi dell’ordine delle decine di metri (-70 metri al Ghiacciaio Occidentale del Gran Neyron, Gran Paradiso).
Negli ultimi 100 anni i ghiacciai delle Alpi europee hanno perso circa la metà del loro volume. Il 25% della restante quantità si è perso tra il 1975 e il 2000 e il 10-15% nei primi 5 anni del nostro secolo. Preoccupa la situazione delle Alpi del nostro Paese, dove da Ovest a Est si registra un marcato regresso dei dei ghiacciai. La stessa sorte sta toccando anche al Glacionevato del Calderone, sul Gran Sasso, in Abruzzo. Sulle Alpi orientali il massimo ritiro frontale (83,5 metri) si è registrato nel Ghiacciaio di Saldura Meridionale, su quelle centrali si segnala il Ghiacciaio dei Forni la cui fronte è arretrata di oltre 48 metri.
«Le Alpi, e più in generale gli habitat di montagna – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – subiscono molto prima e maggiormente rispetto ad altri luoghi, gli effetti della crisi climatica, diventando un ambiente sempre più esposto alle sue conseguenze e più fragile. Per questo è fondamentale che si definiscano al più presto adeguate strategie e piani di adattamento al clima su scala regionale e locale, perché non si può perdere più altro tempo. Nel nostro Paese, particolarmente vulnerabile ai fenomeni di instabilità naturale, l’accelerazione del cambiamento climatico rende necessarie ulteriori misure di protezione e adattamento».
«La riduzione dei ghiacciai – aggiunge Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente – insieme alla degradazione del permafrost e all'aumento della frequenza delle frane descrivono una crisi già in atto. Si tratta di fenomeni studiati e conosciuti per i quali oggi siamo in possesso di una solida base di dati. Al contempo non mancano le proposte di policy di adattamento di cui siamo promotori su diversi tavoli nazionali. La Strategia Nazionale delle Aree Interne, ad esempio, anche attraverso i fondi europei in arrivo, potrebbe costituire un’occasione imperdibile per costruire soluzioni comuni a problemi ricorrenti, favorendo al contempo paradigmi condivisi».
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