venerdì 16 novembre 2012
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​Mille tonnellate di abiti usati raccolti l’anno scorso, più di 400 cassonetti tra Napoli e provincia. E una cooperativa sociale, «Ambiente solidale», nata nell’ambiente della Caritas diocesana e gemellata con il consorzio ambrosiano Farsi prossimo che tra Scampia e il centro città resiste e vuole crescere.«L’idea ci è venuta qualche anno fa, in piena crisi rifiuti – racconta il presidente Aniello Iacomino – a noi interessava dimostrare che a Napoli si può creare lavoro rispettando creato e legalità».Per affrontare la sfida, la cooperativa incontra l’omologa ambrosiana e dal gemellaggio si perfeziona l’idea d’impresa sociale che parte nel 2007, impiegando nella raccolta 23 persone appartenenti a gruppi vulnerabili, come ex detenuti o ex tossicodipendenti dei quartieri a rischio. Grazie all’accordo con la municipalizzata napoletana Asia, nel 2010 scatta la raccolta in tutta la città e a Portici ed Ercolano, in periferia. Ma i problemi in un settore poco trasparente creati anche dalla criminalità sono molti. «Abbiamo scoperto che in alcune zone – prosegue Iacomino – la raccolta si era azzerata. Una banda di raccoglitori abusivi che lavoravano in nero porta a porta, danneggiati dai cassonetti, aveva clonato le chiavi dei lucchetti e ci rubava gli abiti». Un affare, se dopo i primi furti gli abiti venivano caricati su una movolume e qualche settimana dopo in furgone. Le forze dell’ordine hanno stroncato la gang, almeno per ora. Grazie ai finanziamenti di Fondazione con il Sud e Fondazione Vismara, Ambiente solidale punta ora a gestire in proprio tutta la filiera. A Ercolano ha acquistato un capannone dove effettuare la cernita, l’igienizzazione e l’export dell’abito dismesso. Una nuova sfida da vincere.
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