Nell’era dei social e della condivisione a portata di clic è successo almeno una volta, anche nelle “migliori famiglie”, fra genitori affiatati e in pieno accordo sull’educazione dei figli, di scoprire che l’altro si è spinto oltre. Pubblicando uno scatto rubato a colazione, a una festa, sulla spiaggia o le piste da sci. Bellissimi, i nostri figli, in ognuna delle tappe della loro crescita: i primi passi, i primi compleanni, i primi sorrisi sdentati. Le prime volte, soprattutto, meritano l’attenzione del “mondo” e comprensibilmente abbiamo la tentazione, al mondo, di mostrarle da orgogliosi mamme e papà.
Peccato che il mondo – non importa se quello piccolo, della ristretta cerchia di conoscenti, o quello là fuori, ignoto e remoto – sia un posto che non possiamo controllare. Mai. E che le foto dei nostri figli in una manciata di secondi (e di altri clic) possano perdere l’irripetibile magia del momento per finire in pasto all’orrore di chi dei piccoli fa preda.
Sulla questione l’ultimo a esprimersi in ordine di tempo era stato il Garante della privacy: «La pedopornografia in Rete è in crescita vertiginosa: nel 2016 sono state censite due milioni di immagini, quasi il doppio rispetto all’anno precedente – segnalava Antonello Soro nella sua Relazione annuale al Parlamento di giugno –. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli». Ora è toccato al Tribunale di Mantova. Che è intervenuto su una vicenda familiare piuttosto complicata stabilendo, per la prima volta, un principio generale forte: non si possono postare sui social network le foto dei propri figli minorenni se l’altro genitore non è d’accordo.
Il caso di Mantova: papà contro mamma
Nel caso specifico, un papà di due bimbi (3 anni e mezzo la bimba, uno e mezzo il più piccolo) aveva presentato ricorso contro la ex moglie chiedendo al giudice di rivedere le condizioni regolanti i rapporti genitori/figli «alla stregua di supposti gravi comportamenti diseducativi posti in essere dalla madre». Tra cui spiccava proprio il continuare imperterrita – nonostante nel primo accordo seguito alla separazione fosse stato stabilito l’obbligo di non postare le foto dei bimbi sui social e la donna si fosse impegnata a rimuovere quelle già diffuse – a pubblicare immagini dei figli. «Comportamento questo – scrive il Tribunale di Mantova – che integra violazione della "tutela dell’immagine", contemplata dall’articolo 10 del codice civile, della "tutela della riservatezza dei dati personali", prevista dal Codice della privacy, nonché della Convenzione di New York nel punto in cui stabilisce che "nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione" e che "il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti"».
L’inserimento di foto di minori sui social network «costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto – sottolinea ancora il giudice di Mantova nella sua decisione –, ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto online, non potendo inoltre andare sottaciuto l’ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che “taggano” le foto online dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia».
Citata nella sentenza anche la normativa di tutela dei minori contenuta nel regolamento Ue del 27 aprile 2016 e che entrerà in vigore il 25 maggio 2018, secondo cui «l’immagine fotografica dei figli costituisce dato personale» e «la sua diffusione integra una interferenza nella vita privata». Dunque, «considerato che il pregiudizio per il minore è insito nella diffusione della sua immagine sui social network» ecco l’ordine impartito dal Tribunale, da eseguire immediatamente: basta foto e via quelle già pubblicate. Dovrà farlo la madre di Mantova (per cui sono state disposte verifiche aggiuntive e che rischia anche di perdere la custodia esclusiva dei figli), dovremmo farlo anche noi.