L’INCHIESTA Dalle pieghe degli atti d’indagine, emergono nuovi particolari sulla vicenda culminata nell’omicidio di Cerciello Rega. Oggi gli inquirenti terranno una conferenza stampa. Gli accusati dell’omicidio ripresi durante la fuga in un fermo immagine ricavato dalle telecamere di sorveglianza.
«Fermati, siamo carabinieri, basta». È il grido disperato lanciato dal vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, durante la colluttazione col 19enne Elder Finnegan Lee, nell’estrema, e alla fine vana, speranza di convincere l’aggressore a interrompere la serie di coltellate che lo stavano uccidendo. Ma Elder – si legge nell’ordinanza di convalida del fermo dei due giovani americani accusati del delitto – «ha ammesso di avere continuato a colpire» sino a quando Cerciello «non aveva lasciato la presa sul suo corpo». Le dichiarazioni delle persone coinvolte e le annotazioni di servizio dell’Arma relative alla notte fra giovedì e venerdì scorsi sono contenute nelle 14 pagine del provvedimento con cui il gip Chiara Gallo ha convalidato il fermo disposto dai pubblici ministeri Nunzia D’Elia e Maria Sabina Calabretta a carico di Elder e dell’altro 19enne Gabriel Natale Hjorth, accusati in concorso di omicidio ed estorsione. Il loro comportamento «testimonia la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale» e «mostrando un’immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età». La ricostruzione, firmata dal gip, fornisce una mole di elementi dai quali si desume un quadro d’insieme degli eventi, con dettagli di novità rispetto ai giorni scorsi e con qualche passaggio che suscita ancora interrogativi.
Cerciello e il collega erano a Trastevere.
Il vicebrigadiere e il carabiniere Andrea Varriale sono in servizio nella zona di Trastevere già da mezzanotte. Lo si desume dall’ordinanza e dalle indagini della procura. Nella stessa zona si trovano quattro carabinieri liberi dal servizio. Vicino a piazza Trilussa, intorno alle 23.30 Sergio Brugiatelli (che secondo l’ordinanza avrebbe qualche precedente) incontra i turisti californiani Elder e Gabriel. I due sono in cerca di cocaina, Brugiatelli dice che non ce l’ha, poi li porta, intorno alle 00.53 in piazza Mastai. Indica un pusher, che rifilerà loro Tachipirina al posto di coca. Il due si accorgono della truffa, ma a quel punto intervengono i 4 carabinieri in borghese che bloccano il venditore.
Il contenuto dello zaino rubato.
Loro scappano e tornano in hotel (il Meridien, zona Prati), portandosi via per rivalsa lo zaino nero in tela che Brugiatelli ha lasciato incustodito su una panchina. Lui intanto viene identificato da Cerciello e Varriale, che gli suggeriscono di sporgere denuncia. Ma il derubato chiama il proprio cellulare e si accorda coi due americani per la restituzione dello zaino, in cambio di 100 euro e un grammo di cocaina. Poi telefona al 112 per denunciare la tentata estorsione. Cosa c’è in quello zaino? Brugiatelli elenca agli inquirenti: «Il mio cellulare marca Nokia, modello Ovetto, codice fiscale, carta d’identità, chiavi di casa, una radiolina portatile, un portafogli con 30 euro, una camera d’aria e una pompa per le ruote della bici», ma anche «un cucchiaio» e forse dell’altro, che però non figura a pagina 7 nell’ordinanza, dove compare un «omissis».
L’appuntamento fatale.
Alle 2.10 – dopo una nuova telefonata di Brugiatelli ai due americani alla presenza di due carabinieri in divisa – vengono allertati Varriale e Cerciello, di servizio in zona e in borghese. I due raggiungono il derubato e alle 2.30, gli chiedono di chiamare per la terza volta il suo cellulare, al quale rispondono gli americani. Brugiatelli concorda un appuntamento alle 3.15, Elder e Gabriel chiedono che vada da solo. Alle 3.13 Variale e Cerciello lasciano Brugiatelli accanto all’auto civetta, poco prima di via Cossa, luogo dell’appuntamento, e proseguono da soli. Poi scoppia la colluttazione, lui sente urla e vede arrivare pattuglie di carabinieri e un’ambulanza.
L’allerta sull’«africano».
Brugiatelli riferisce di due giovani con «accento inglese, credo americano ». E Varriale parla di «carnagione chiara» e di capigliatura bionda di uno dei due. Non si capisce perciò perché un comunicato stampa dell’Arma, diffuso venerdì mattina alle 9, abbia indicato come sospettato «probabilmente un cittadino africano». In ogni caso, oggi in una conferenza stampa, gli investigatori dell’Arma e il procuratore di Roma facente funzioni, Michele Prestipino Giarritta, chiariranno altri dettagli.