Barbara Palombelli a Forum - Via Twitter
Se c’è una domanda da farsi, al cospetto delle sette donne massacrate in sette giorni da altrettanti uomini, è come sradicare quella volontà di dominio e di possesso di certa cultura maschile che è alla radice della violenza. Non è lecito invece domandarsi se per caso non ci sia anche una responsabilità femminile: provocazioni, aggressività, magari un tradimento... Ma questo è accaduto, giovedì a "Lo sportello di Forum" su Rete 4, quando la conduttrice Barbara Palombelli ha pronunciato una frase che ha lasciato il segno.
«Questi uomini erano completamente fuori di testa, completamente obnubilati oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda che dobbiamo farci per forza, soprattutto in questa sede, in tribunale bisogna esaminare tutte le ipotesi».
Chi ha la fortuna di poter parlare a tanta gente davanti ad un microfono o ad una telecamera ha una responsabilità enorme. Le parole hanno un peso decisivo nella nostra societá, vanno ponderate con attenzione. Quello di Barbara #Palombelli a #Forum è un disastro inconcepibile. pic.twitter.com/mpVIMk7HiO
Le parole della giornalista romana, che nella scorsa edizione di Sanremo pronunciò un monologo sulla condizione delle donne, sono state immediatamente censurate: ministre e femministe, intellettuali e semplici cittadini (anche uomini) hanno discusso animatamente sui social.
Non senza ragione.
Sottintendere che la violenza maschile possa essere anche l’effetto del comportamento della vittima è un giustificazionismo sbagliato e offensivo nei confronti di tutte le donne uccise da compagni o spasimanti. Rende le donne vittime due volte, nel processo che i tecnici chiamano "vittimizzazione secondaria". «La violenza va ripudiata senza "se" e senza "ma"», dice la ministra Elena Bonetti. E l’ex ministra Teresa Bellanova osserva che non si possono fornire «alibi a un fenomeno gravissimo che, anche per queste giustificazioni dilaga nel nostro Paese». E poi l’intergruppo della Camera per le donne: «Non si possono diffondere pregiudizi maschilisti tossici che finiscono nel trasformarsi in alibi di un fenomeno che alibi non può averne. Facendolo si mette a rischio l’impegno che tutta la società deve portare avanti contro la violenza di genere».
Evitiamo anche gli eccessi, però. È iperbolico affermare che «sono stati distrutti anni di lotte». Né è giusto sostenere che Palombelli è una «donna nemica delle donne», come sentito ieri. Forse è solo una giornalista che stavolta ha sbagliato la mira. Peraltro, a tarda sera sono arrivate le scuse se le sue frasi non erano abbastanza chiare: con un videomessaggio ha spiegato che «non esiste nessuna rabbia o comportamento che possa giustificare il femminicio o la violenza sulle donne».
«Incauta», l’ha definita la scrittrice Michela Murgia, che ricorda come anche su molti giornali spesso il racconto del femminicidio tradisce l’idea del «se l’è andata a cercare». Se c’è una consolazione, è che fino a pochi anni fa parole come quelle di Palombelli non avrebbero sollevato alcuna obiezione. Oggi invece sì, ed è un bene. E c’è chi al fiume di parole contrappone il silenzio della preghiera: oggi e domani in tutte le Messe celebrate nella diocesi di Vicenza – territorio in cui nei giorni scorsi si sono consumati gli omicidi della 21enne Alessandra Zorzin e della 30enne Rita Amenze – ci sarà un ricordo di tutte le vittime di femminicidio. Una preghiera collettiva perché, invita il vescovo Pizziol, si possa superare quella cultura possessiva e maschilista che nega l’amore.