Terremoto giudiziario e politico in Emilia Romagna con la condanna e le successivi dimissioni del presidente Vasco Errani (Pd), da quindici anni alla guida della Regione. La Corte d'appello di Bologna lo ha condannato a un anno di reclusione nel processo
sulla cooperativa agricola Terremerse di cui era presidente
il fratello Giovanni. Il processo vedeva il presidente della
Regione Emilia-Romagna imputato per falso ideologico in atti
pubblici. In primo grado, Errani era stato assolto con la
formula "perchè il fatto non sussiste".
Il suo avvocato ha annunciato il ricorso in Cassazione.
Condanne in appello a un anno e due mesi ciascuno per i due
fuzionari regionali (assolti in primo grado), Filomena Terzini
e Valtiero Mazzotti.
"Intendo rassegnare subito le mie
dimissioni, e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia
onestà lungo tutti questi anni. E la mia piena innocenza anche
in questo fatto specifico. Piena innocenza" con queste parole Errani ha deciso di lasciare la guida della Regione subito dopo la condanna. "Il mio compito è tutelare l'istituzione, il suo onore, la realtà
pulita e di esempio a tanti che è questa Emilia-Romagna - ha aggiunto -. Ho
sempre messo l'istituzione davanti ad ogni altra considerazione
- a me stesso - e non cambio ora. Non si faccia nessuna
confusione: quanto subisco io personalmente non diventi fango
per l'istituzione". A stretto giro di posta una dichiarazione della Procura. "Le sentenze non si commentano, si
può solo dire che la Procura ha sempre lavorato con assoluta
obiettività, serenità e rigore" spiega il procuratore aggiunto delegato ai rapporti con la stampa Valter Giovannini.
In difesa di Errani si è schierato subito l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. "Chiunque conosca Errani non può
dubitare della sua onestà e della sua correttezza".
E poco dopo la segreteria del Pd chiede al presidente di tornare sui propri passi, ritirando le dimissione. La Regione si avvierebbe in caso contrario alle elezioni. In difesa di Errani anche il premier Matteo Renzi che con un tweet spiega che "finché non c'è sentenza
passata in giudicato un cittadino è innocente. Si chiama
garantismo, ricordi?" replicando a
chi sostiene che il Pd con il caso Errani abbia fatto quello che
ha sempre contestato al centrodestra, ovvero contestare una
sentenza della magistratura.